San Francesco e la musica

Il Cristianesimo sorse in Galilea e si diffuse rapidamente nell’Europa mediterranea, dopo lunghi periodi di lotte e persecuzioni. Quando la Chiesa fu chiamata a strutturarsi, diversi pontefici si dedicarono maggiormente al servizio politico piuttosto che alla predicazione evangelica.

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Diverse e magne furono le figure, che cercarono di ridestare dal torpore della fede l’istituzione: Agostino da Ippona, Benedetto da Norcia, Domenico da Guzman. Tra i giganti, Francesco d’Assisi si ricollegò maggiormente colla figura del Nazareno. Grazie alla sua opera, si affermò un movimento di coscienze, si ridestarono i cuori, ispirati dal nuovo fervore divino e si ebbe una rinascita spirituale, che avrebbe acquistato vigoroso impulso nei secoli posteriori.

Francesco si professò un ammiratore dell’arte, ed in special modo della musica, così esplicò il suo misticismo nei canti indirizzati a Dio, trasfigurati da un’esaltazione religiosa di purissima essenza.

San Francesco d'Assisi e la musica

Prima della conversione, si sentì attratto dalla vita galante, e si preoccupò di sperimentare ogni tipo di divertimenti, che si potevano offrire ai signori. Egli visse in un periodo caratterizzato dalla mania cavalleresca, ed i giovani di nobili famiglie volentieri seguivano le imprese favolose, cantate ovunque dai trovatori francesi, che avevano avuto facile e favorevole accoglienza in Italia anche e soprattutto nelle corti. Probabilmente Francesco apprese le canzoni più celebri da qualche trovatore, che raccontavano delle gesta eroiche dei Cavalieri della Tavola rotonda e di re Artù.

I Tre Compagni (frate Leone, frate Angelo e frate Rufino), che gli furono vicino fino al trapasso, scrissero nella Leggenda:

«Un giorno il figlio di Pietro Bernardone, ammirato dalle allegre e originali trovate dei cantori provenzali, si vestì con un abito da giullare a due colori e comparve così acconciato di fronte ai suoi amici. Molto sovente egli amava trascorrere la notte girando coi suoi compagni per le strade di Assisi, prendendo parte a serenate e canti d’amore, accompagnati dal suono del liuto o della mandola. Così trascorrevano i bei giorni della loro giovinezza».

Francesco sentì la chiamata di Dio e rinunciò al benessere materiale della vita e così distribuì i suoi beni ai poveri. Fu un periodo pieno d’incomprensioni e fraintendimenti per Francesco, il quale fu deriso, oltraggiato e combattuto anche e soprattutto dal babbo. Le sue azioni furono mosse dall’ordine, che ricevette, mentre stava pregando davanti al Crocifisso di San Damiano, di restaurare la Chiesa (e forse non solo quella materiale ma anche e soprattutto quella spirituale). Si ritirò, per meditare sull’edificazione della Grande Opera, a cui era stato chiamato, nella quiete della campagna umbra. La sua scelta di vita, atto di autentica trasgressione (anche al giorno d’oggi), attirò i primi confratelli, desiderosi anch’essi di separarsi dal superfluo del mondo profano, servendo Dio.

Bernardo di Quintavalle
Bernardo di Quintavalle

Bernardo di Quintavalle ed Egidio furono inviati nelle piazze a predicare la pace e la giustizia, cantando le laudi composte da Francesco. Quando i frati attendevano alla veglia notturna, spesso cantavano una semplice melodia a mo’ di preghiera. Un poco alla volta, gli abitanti di Assisi, forse spinti dalla curiosità, si avvicinarono a quel gruppo di autentici rivoluzionari, la cui venuta era sempre annunciata da canti gioiosi con una convinzione commovente ed un entusiasmo degno della più grande ammirazione, come confermò Tommaso da Celano.

Tommaso da Celano
Tommaso da Celano

La predica agli uccelli fu la dimostrazione dell’animo candido di Francesco, il quale raccomandava di provare amore per tutte le creature. Le bestiole rimasero in silenzio per l’intero discorso, quindi si levarono in aria, così come è scritto nell’Actus Beati Francisci.

Francesco compose alcune laudi in lingua latina, le quali erano eseguite cantate forse sopra una melodia semplicissima, magari improvvisata dal Frate in un momento di ascetismo e di fervore mistico:

Ave, regina sapienza,
il Signore ti salvi
con tua sorella, la santa e pura semplicità.
Signora santa povertà,
il Signore ti salvi
con tua sorella, la santa umiltà.
Signora santa carità,
il Signore ti salvi
con tua sorella, la santa obbedienza.

L’anima di Francesco vibrava al canto, come ci ricorda questo passo dello Speculum perfetionis, e sul racconto di Tommaso da Celano.

«V’erano dei momenti, delle ore intere, in cui una grande letizia gli saliva dall’anima come un canto. Allora egli stesso cantava dolcemente la melodia che sentiva dentro di sé, e la cantava in francese, come quando andava con frate Egidio ad annunziare il Vangelo. E sempre più distinta risuonava la melodia celeste e sempre più forte saliva in lui. Talvolta, raccattava da terra due pezzi di legno qualunque, ne appoggiava uno alla guancia, come se fosse stato una viola, e lo sfregava con l’altro come un arco. Ma già la vita del santo volgeva alla fine: il suo corpo martoriato da moltissimi mali, i suoi occhi quasi spenti, i piedi ed il costato sanguinanti non impedirono alla sua anima di tendere verso mete sempre più alte, mentre la grazia divina ne illumina la mente, sempre più sicura di essere nel vero.
Una notte ebbe un sogno bellissimo che destò in lui nuovo ardore mistico. Gli era apparso un angelo con la viola nella mano sinistra e l’arco nella destra:
— Francesco – disse il messaggero divino – io ti farò udire la musica di cui noi godiamo in cielo, divinizzata dalla presenza dell’Eterno.
E l’angelo passò una volta l’arco sulle corde, facendo uscire dallo strumento sì mirabile melodia da rapire in estasi l’anima sensibilissima di Francesco.
Non è questo esempio, pur sotto forma di leggenda, una nuova e più chiara prova di quanto valore attribuiva il Santo alla musica, fino a ritenerla la più perfetta manifestazione della vita futura?»

San Francesco di Assisi, Cantico delle Creature
L’ammirazione per il creato gli suggerì quel grande capolavoro, il Cantico di Frate Sole, il quale era eseguito col canto; fu il testamento più prezioso, che lasciò ai confratelli, colla preghiera, che lo eseguissero in tutte le piazze del mondo.

Quando, appressandosi il trapasso, Francesco tornò ad Assisi, trovò in contrapposizione le autorità civili e religiose. Al fine di ripristinare la pace, ordinò ai suoi frati, che eseguissero il Cantico e così l’ordine tornò a regnare tra i contendenti.

L’ultima strofa (Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò scappare: guai a quelli che morrano ne le peccata mortali) fu composta qualche giorno prima di morire e Francesco chiese ai confratelli di accompagnarlo col canto nel momento supremo.

Poco prima di morire, con un fil di voce, intonò il Salmo 141 di David (Voce mea ad Dominum clamavi); poi la voce tacque, poiché l’anima orante si liberava, per espandersi nell’empireo.

"Fratello sole e sorella luna" di Franco Zeffrellli
Dal film “Fratello sole e sorella luna” di Franco Zeffrellli
Altri collegamenti utili

Una conferenza del Professor Massimo Cacciari sulla figura di Francesco presso il Centro Balducci (30/10/2014)

Qui link al film di Zeffirelli.

A cura di Alessandro Di Adamo

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20 Maggio 2023
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