Emma Carelli è forse lei il vero fantasma dell'opera?

L’Anima, Il Canto e il suo Fantasma

Platone affermava che “gli occhi sono lo specchio dell’anima”. Gli occhi rifletterebbero le nostre emozioni più intime e più nascoste, a mio avviso lo stesso si può dire della voce.

La voce rappresenta una parte profonda del sé, uno strumento attraverso il quale si possono esprimere le proprie emozioni di gioia, di rabbia, d’amore e quant’altro. Queste vibrazioni profonde dell’anima trovano la loro massima espressione comunicativa nel canto. Attraverso il canto ci rendiamo “visibili” e liberiamo la nostra anima.

Entrare nel personaggio anche nel canto

Spesso viene utilizzata, nel gergo comune teatrale, l’espressione “entrare nel personaggio”, questo modo di dire identifica la possibilità da parte dell’interprete di vivere emozioni altrui, farle proprie e liberarsi attraverso esse.

Se pensiamo all’uomo come insieme di campi energetici interconnessi e spirituali, influenzati dalle nostre emozioni e da fattori ambientali, la costante che ne risulterebbe sarebbe di una profonda connessione tra:

  • EMOZIONI
  • MATERIA (CORPO)
  • ENERGIA (SPIRITO)

E se l’energia o spirito fosse stata, nella sua forma materica, condizionata da un’emozione negativa tale da non riuscire a liberarsi nella sua forma spirituale, continuando a rivelarsi come un’anima vagante?

Il fantasma nel teatro

Si narra, a tal proposito, che un’anima elegante e gentile si aggiri nei meandri del teatro e di tanto in tanto si renda “visibile” con fugaci apparizioni.

Il fantasma dell’opera esiste davvero?

IL FANTASMA DELL‘OPERA pare essere riconducibie al soprano Emma Carelli.

Emma Carelli è stato un personaggio molto apprezzato nell’ambiente del teatro dell’opera, italiano e non solo. Iniziò la sua carriera di soprano a soli diciannove anni, cantò nei maggiori teatri italiani e subito fece parlare di sé per il suo temperamento ribelle e combattivo. Il suo matrimonio con il sindacalista rivoluzionario Walter Mocchi è stata la prova subitanea del suo coraggio e caparbietà.

Il tentato suicidio di Emma Carelli

L’attivismo politico del Mocchi mise a dura prova la carriera della donna tanto da farle tentare il suicidio, a causa dello stress e delle pressioni. La loro unione non era mai stata vista di buon grado, ma in seguito a questo gesto eclatante il marito decise di ritirarsi dal ruolo di combattente politico e rivestire quello di manager della moglie.

La carriera del soprano riprese così a vele spiegate, annoverando numerosi successi, e nel 1911 in occasione dell’unità d’Italia, venne insignita anche del ruolo di sovrintendente del teatro Costanzi di Roma.

Direttrice artistica e cantante

La Carelli riuscì a ricoprire sia il ruolo di direttrice che di cantante in alcune produzioni, dimostrando ottima capacità gestionale sia nella scelta delle opere che in quella degli artisti.

Purtroppo, nel 1926 per volontà di Benito Mussolini il Costanzi venne venduto al comune di Roma e la Carelli fu estromessa dalla gestione artistica. Tale avvenimento fu un duro colpo per la donna, che aveva dedicato tutta la sua vita alla sua passione.

Si narra che la stessa in vita avesse tre grandi amori: il marito, il canto e la sua macchina, ma fu tradita da ciascuna di esse.

Con il marito si separò, anche a causa del suo atteggiamento libertino, il teatro le tolse quel ruolo a cui aveva tanto ambito e infine con la sua macchina perse la vita in un incidente stradale a Montefiascone.

Mi piace pensare che quest’anima irrisolta trovi ancora appagamento nella musica del luogo in cui si rifugia.

Una voce dal palcoscenico a tarda notte…

Alcune testimonianze riferiscono di aver udito in tarda notte una voce di donna vocalizzare a chiusura del teatro, in particolare in una di queste circostanze la voce sembrava provenisse dal palcoscenico.

Allorché, pensando che vi fosse qualche artista rimasto chiuso dentro, gli addetti alla sicurezza iniziarono a fare un giro per le varie sale. Uno di loro decise in ultimo di recarsi sul palcoscenico e aprire la tagliafuoco per poter visionare nei vari palchetti.

Quando la serranda raggiunse un’altezza tale da permettere una discreta visibilità, il sorvegliante vide all’altezza del secondo palchetto a sinistra una bella signora tutta vestita elegante, ingioiellata, con un magnifico sorriso e con la testa chinata come gesto di saluto.

Conclusione

Dopo che il suo sangue riprese a scorrere regolarmente, dato lo spavento, il povero malcapitato si affrettò a chiudere immediatamente la tagliafuoco e se ne andò a gambe levate.

Questa affascinante leggenda può essere considerata come testimonianza della stretta correlazione fra la voce, il canto e l’anima e di come le emozioni vibrino attraverso esse.

A cura di Michela Nardella

11 Luglio 2025
  • 2
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2 Comments

  1. by Rosario 15 Luglio 2025 11:01

    Molto bello questo articolo
    È vero che cantare è anche un modo per uscire da sé stessi. Mi piacerebbe non solo imparare una tecnica vocale ma anche saper “entrare nella parte”.

    In più , andare al teatro dell’opera è un’esperienza che mi ha dato sempre i brividi (in senso positivo)
    Dopo aver letto l’articolo lo farà ancora di più :-))

    Grazie per questo contributo

    • by Redazione 15 Luglio 2025 12:25

      Grazie per la lettura e per questo appassionato commento.

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