
Alessandro Nardin – Debussy l’esoterista. Sulle tracce del Mistero (Jouvenance, 2016) pagg. 250, € 22,00
Il saggio del pianista e musicologo milanese Alessandro Nardin, dal titolo assai accattivante – soprattutto per chi rimane affascinato dalla musica di Claude Debussy (e chi non lo è?) – non delude le aspettative del lettore. Offre infatti, oltre a interessanti intuizioni musicologiche, un ampio quadro storico-culturale della Francia di fin de siécle, con i suoi annessi e connessi esoterici e occultistici.
La maggior parte degli incontri fatti da Debussy a Parigi hanno a che fare col mondo dell’occultismo. Quel mondo che René Guénon avrebbe – attraverso la sua opera, pubblicata subito dopo la morte di Debussy – smascherato e criticato alla luce della saggezza tradizionale.
Comunque la personalità del celebre compositore francese non si fece facilmente irretire da particolari personaggi. Come Stanislas de Guaita, Jules Bois (questi due, veri e propri satanisti), o da Papus e Josephin Pèladan. Né Debussy fu mai attratto dai gruppi teosofici in auge soprattutto all’interno dei vari movimenti artistici del tempo.
Rispetto al suo collega Erik Satie, che aderì attivamente al circolo esoterico Salon de la Rose+Croix, Debussy conservò sempre il dovuto distacco rispetto all’occultismo.
Un saggio discernimento che lo preservò da qualsiasi coinvolgimento per le molteplici sette spiritualiste sempre in cerca di nuovi adepti. Eppure, ci dice il Nardin, Debussy fu un assiduo e instancabile ricercatore del Mistero. E un attento osservatore della cultura esoterica dell’epoca. Pronto a trarne idonee intuizioni (peccato davvero che non abbia potuto leggere i preziosi studi di Guénon, altrimenti – grazie al suo temperamento, ricco di saggio discernimento – ne avrebbe fatto senza meno oro).
Il saggio di Nardin affronta, ovviamente, anche buona parte della produzione musicale del nostro compositore. L’opera lirica Pelleas et Maelisande, la cantata per coro e orchestra La Damoiselle elué, la musica pianistica e altri suoi famosi capolavori. Una produzione orientata sempre alla ricerca dell’Assoluto, facendo pieno uso del linguaggio simbolico a sua disposizione.
Particolare attenzione è stata dedicata a uno dei suoi preludi per solo pianoforte, La cathédrale engloutie, nella cui struttura viene individuato, al di là del forte simbolismo dell’acqua (presente peraltro in gran parte della sua opera), un magico equilibrio di chiara valenza alchemica.
Eduardo Ciampi