Vanoni in concerto live alla RSI (Radio Svizzera Italiana)
Ornella Vanoni, nata a Milano il 22 settembre 1934, la stessa città in cui si è spenta il 21 novembre 2025, è una delle voci più longeve, riconoscibili e raffinate della musica italiana.Ornella Vanoni L'appuntamento e altri successi

Debutta con Sei personaggi in cerca d’autore di Pirandello, al Piccolo Teatro di Milano diretta da Giorgio Strehler, che la plasma artisticamente e la introduce alla canzone d’autore.

Attraversa oltre sette decenni di carriera, mantenendo intatta una cifra espressiva elegante, sensuale e al tempo stesso fragile, che la rende amata da generazioni diverse.

Collaborazioni artistiche principali

Ornella Vanoni I grandi successi

La carriera di Ornella Vanoni è ricca di collaborazioni, ognuna molto diversa e a suo modo fondamentale:

  • Gino Paoli, legame artistico e sentimentale, da cui nascono brani immortali e un’impronta stilistica che accompagna tutta la sua carriera;
  • Luigi Tenco e Bruno Lauzi, con loro porta avanti il filone della canzone d’autore genovese;
  • Astor Piazzolla, una delle collaborazioni più raffinate: tango, teatro e voce si fondono in un repertorio unico nel panorama italiano;
  • Vinicio Capossela, Pacifico, Bungaro, Tiziano Ferro, Colapesce e Dimartino, esponenti delle nuove generazioni che trovano nella sua voce un terreno fertile di sperimentazione;
  • Fabio Ilacqua e Paolo Fresu, curatori del suo sound più recente, segnando ulteriormente la sua maturità artistica.

La sua figura attraversa cinema, tv, teatro e moda, contribuendo a creare un’icona intramontabile.

Giorgio Streheler e Ornella Vanoni

Il Teatro: l’origine della sua identità artistica

Il teatro è la culla della Vanoni-artista. Giorgio Strehler le insegna l’importanza del corpo scenico, del silenzio espressivo, della parola come gesto.

È qui che nasce il suo stile vocale, fatto di respiri, pause, sospiri misurati, che molti scambiarono per “ingenuità” e che invece divennero marchio di fabbrica.

Un aneddoto poco noto racconta che Strehler la rimproverasse spesso perché “sentiva” troppo le emozioni e rischiava di rubare la scena persino ai testi di Brecht. Ornella rispondeva: «Io non rubo nulla, Strehler, è la mia voce che esagera».

Da questa fase nascono spettacoli come I Giacobini e La fidanzata del bersagliere, fino alle prime incursioni nel cabaret milanese, dove affina una comunicazione più confidenziale e sensuale.

Ornella Vanoni al Piccolo Teatro di Milano
Ornella Vanoni al Piccolo Teatro di Milano

Celebre l’aneddoto in cui Strehler le diceva:
«Ornella, senti troppo quello che interpreti».
E lei rispondeva:
«Non posso farci nulla, è la mia voce che sente».

Locandina di 7 Donne e un mistero

Il Cinema: una presenza magnetica e irregolare

Pur non avendo mai avuto una carriera cinematografica continuativa, Vanoni ha lasciato apparizioni memorabili, spesso di grande personalità.

Fa il suo debutto nel 1961 nel film “Romolo e Remo” di Sergio Corbucci in cui interpreta Tarpeia, quindi nel 1979 in “I viaggiatori della sera” diretto e interpretato da Ugo Tognazzi, ma sono gli anni 2000 a portarla nuovamente sul grande schermo.

La sua presenza magnetica, i gesti lenti e misurati, la voce bassa e vissuta riempiono lo schermo, trasformando anche ruoli minori in figure indimenticabili.
C’è un episodio curiosissimo: una volta fu chiamata a un provino per un ruolo drammatico e al termine il regista le disse:
«Signora Vanoni, lei è troppo elegante per soffrire davanti alla macchina da presa».
Lei rispose: «Guardi che io soffro benissimo, ma non rinuncio alla dignità».

La vediamo come mamma di Claudio Bisio (e moglie di Renato Pozzetto) in “Ma che bella sorpresa”, un film italiano del 2015 diretto da Alessandro Genovesi, ispirato alla commedia brasiliana del 2009, campione d’incassi, A Mulher Invisível (letteralmente La donna invisibile), diretta da Claudio Torres. Quindi in 7 Donne e un mistero del 2021, diretta sempre da Genovesi.

Un regista le disse:
«Lei è troppo elegante per soffrire davanti alla camera».
Lei rispose:
«Io soffro benissimo, ma con stile».

Ornella_Vanoni_1968

La Moda: un’icona prima che fosse trendy esserlo

Vanoni è stata una delle prime figure italiane a interpretare la moda come linguaggio personale.

  • Negli anni ’60 diventa una musa per stilisti innovativi come Biki e Emilio Pucci, che vestono la sua immagine di eleganza non convenzionale: gonne lunghe, occhiali scuri, capelli rosso tiziano e una postura quasi felina.
  • Negli anni ’70–’80 adotta un’eleganza minimalista e sofisticata, con linee pulite e tonalità calde, anticipando tendenze poi diventate mainstream.
  • Nel 2017 partecipa alla Milano Fashion Week come ospite d’onore di vari stilisti, dimostrando che la sua presenza scenica è un accessorio più potente di qualsiasi vestito.

Anticipa fin dagli anni ’80 la tendenza dei completi maschili indossati con naturalezza, diventando un’icona androgina e sofisticata. Completi sartoriali, camicie bianche, giacche morbide su di lei facevano bella figura quando molte colleghe puntavano su abiti da sera appariscenti. Negli ultimi anni collabora anche con brand contemporanei, comparendo in campagne fotografiche dove la sua figura diventa simbolo di eleganza senza età, un’icona di libertà e anticonformismo.

Dice spesso:
«Io non insegno come ci si veste: io mi vesto. Se piace, bene; se no, pazienza».

Le 10 canzoni più iconiche di Ornella Vanoni

Di seguito dieci brani simbolo, ciascuno con un racconto e almeno un aneddoto significativo.

1. Senza fine

Ornella Vanoni Senza Fine copertina disco

Scritta da Gino Paoli, è una delle canzoni che più incarna la loro storia d’amore. In origine il brano non era destinato a lei: Paoli lo aveva scritto per sé, ma quando Ornella lo interpretò in studio, con quella sua voce fatta di sospiri e pause misurate, il pezzo cambiò pelle. Secondo un aneddoto celebre, la registrazione buona fu fatta di notte, in mezzaluce, per ricreare l’intimità emotiva di un dialogo sussurrato.

2. Io ti darò di più

Presentata a Sanremo 1966 in coppia con Orietta Berti, scritta da Alberto Testa (testo) e Memo Remigi (musica), è una delle sue prime incisioni di grande successo radiofonico. Il brano consolidò la sua immagine di interprete sofisticata in un festival ancora molto tradizionale.

Durante le prove, Vanoni propose alcune variazioni di fraseggio che inizialmente avevano spiazzato gli autori: divennero invece la cifra indelebile del pezzo.

3. Tristezza (Per favore va via)

Vanoni De Moraes Toquinho La voglia la pazzia l'incoscienza l'allegria disco del 1976

Brano di origine brasiliana (di Haroldo Lobo e Niltinho), fu portato al successo in Italia proprio da lei. Vanoni fu tra le prime a introdurre in modo sistematico la musica brasiliana nel nostro Paese, memorabili anche le sue collaborazioni con Vinicius De Moraes e Toquinho. Racconta che a convincerla fu un viaggio a Rio, dove rimase folgorata dalla malinconia allegra della bossa nova.

La sua versione, quasi ipnotica, creò una moda che aprì la strada ad altri interpreti.

4. La musica è finita

Ornella Vanoni La musica è finita

Scritta da Nisa (Nicola Salerno), Umberto Bindi e con testo di Franco Califano, è una delle interpretazioni più teatrali della Vanoni. L’aneddoto più noto è che Ornella chiese che l’arrangiamento diventasse “più buio, più lento”, andando contro il gusto dei discografici dell’epoca.

La scelta si rivelò vincente: la sua versione è ancora oggi considerata definitiva per intensità drammatica.

5. L’appuntamento

Ornella Vanoni L'appuntamento

Uno dei capolavori assoluti del suo repertorio, cover di “Sentado à Beira do Caminho” di Roberto e Erasmo Carlos. Vanoni incise il brano quasi per caso: le fu proposto all’ultimo momento e lei non era convinta. Poi, durante la prova, interpretò la frase “E non mi importa niente” con un’inflessione talmente personale da rendere il brano inimitabile. È diventato un classico trasversale, utilizzato in film, serie e spot.

6. Domani è un altro giorno

Il brano è del 1971, scritto per lei da Giorgio Calabrese e Jerry Chesnut, in piena fase di maturità artistica. Ha un tono esistenziale che anticipa lo stile di molte cantautrici future.

Un aneddoto curioso: durante le registrazioni, Vanoni insistette per rifare intere sezioni perché “non si credeva a sufficienza alle parole”. La ricerca ossessiva del dettaglio la portò a una delle performance più vibranti della sua carriera.

7. Insieme a te non ci sto più

Prnella Vanoni Insieme a te non ci sto più

Scritta da Vito Pallavicini e Paolo Conte, è una delle sue canzoni simbolo della rinascita emotiva. Paradossalmente, all’inizio lei non amava il pezzo portato al successo dall’amica Caterina Caselli: lo considerava “troppo secco”. Solo anni dopo, reinterpretandolo dal vivo, ne scoprì tutta la potenza. Da allora è diventato uno dei momenti più attesi dei suoi concerti, un vero grido di autodeterminazione.

8. Rossetto e cioccolato

Brano di Ivan Graziani, ha segnato gli anni ’80 della Vanoni con un tono più leggero ma elegante. Graziani scrisse la canzone su misura per lei, immaginandola mentre si prepara allo specchio. L’aneddoto più noto: quando la sentì la prima volta, Ornella rise perché disse che “non mangiava cioccolato da anni”, ma trovò irresistibile la metafora della seduzione ironica.

9. Una ragione di più

Ornella Vanoni Una ragione di più

Un classico assoluto. Scritto da Mino e Franco Reitano, con testo di Franco Califano, Luciano Beretta e Ornella Vanoni il brano parla di un addio dignitoso e malinconico. Vanoni lo rese un manifesto del suo stile, fatto di emozione trattenuta.

10. Imparare ad amarsi

Ornella Vanoni Imparare ad amarsi

Brano del 2018 interpretato con Bungaro e Pacifico a Sanremo, considerato il simbolo della sua nuova giovinezza artistica. Vanoni raccontò che accettò il pezzo solo dopo aver ascoltato la frase “È la somma dei giorni tuoi che fa la differenza”, che la commosse profondamente. La canzone divenne un inno alla maturità emozionale, confermando la sua capacità di parlare anche al pubblico più giovane.

27 Novembre 2025
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