
Jean Thamar, La musica tradizionale (pagg. 116, Luni, 2016) € 16,00
Il musicologo Antonello Colimberti sta da alcuni anni svolgendo un prezioso lavoro di ricerca e traduzione di testi che offrono al lettore italiano validissimi strumenti di approfondimento sulle radici artistiche della cosiddetta musica tradizionale e sulle sue potenzialità.
Uno di questi scritti, la cui recente pubblicazione è stata da lui curata, è proprio La musica tradizionale di Jean Thamar. Pseudonimo di Jacques-Albert Cuttat (1909 – 1989), è un orientalista francese che si è distinto in vari studi di musicologia. Tutti caratterizzati per la loro aderenza ai principi tradizionali esposti impeccabilmente da René Guénon.
Thamar evidenzia una serie di caratteristiche tipiche alla musica tradizionale. Contrapposte a una critica sistematica alla musica moderna. Questa, a parere dell’autore, dopo l’operazione di temperamento avvenuta già dal Rinascimento ha perso i suoi connotati tradizionali.
La centralità della melodia
L’importanza della melodia, vera e propria attualizzazione e sviluppo dei toni contenuti simultaneamente allo stato ‘potenziale’ del suono fondamentale è ben evidenziata. In uno specifico capitolo del saggio viene poi criticata la pratica polifonica. Questa, tipica del mondo occidentale post-medievale, riproduce in qualche modo la simultaneità potenziale e quantitativa degli armonici. Pertanto incoraggerebbe nell’ascoltatore una percezione più passiva e superficiale.
Il ruolo del ritmo per la musica tradizionale
Quanto al ritmo, Thamar ribadisce il fatto che esso svolga un ruolo essenziale. Tanto da riuscire a rompere “la continuità relativamente illusoria di una modalità d’esistenza al fine di ‘trasformarla’ nella continuità più reale di una modalità superiore”. Non è casuale che gli Indù identifichino lo strumento ritmico per eccellenza, il tamburo, alla parola trasformatrice e dissolvente di Shiva.
Il timbro… in rapporto all’universo
Anche il timbro assume notevole importanza per la musica tradizionale. Gli strumenti venivano costruiti su unità di misura di cui i costruttori moderni non hanno la minima idea. Questi sarebbero improntati sulla struttura stessa dell’universo.
Lo strumento musicale per la musica tradizionale
Lo strumento è concepito come un oggetto rituale che deve prefigurare in modo statico e visuale il fine a cui si tende in modo dinamico e sonoro.
Talvolta Thamar affronta specifiche questioni tecniche. Ma non introduce debitamente alcune premesse per quei lettori che sono meno adusi a certe trattazioni del linguaggio musicale. Comunque, a livello di contenuti, la pubblicazione di questo saggio risulta decisamente provvidenziale.
Qual’è la vocazione di un musicista?
L’autore pone un interrogativo sulle finalità ultime del musicista. Questi è chiamato a imitare con la sua musica il Verbo eterno, al fine di «mettere ordine nei sentimenti che sono naturalmente in disordine», come già insegnava Platone.
Abbiamo notato, per quel che riguarda l’aspetto editoriale, qualche refuso di troppo. Fattore che da una casa editrice come la Luni non ci saremmo aspettati; ma va comunque un plauso all’editore per la scelta coraggiosa del testo che indubbiamente è di pertinenza di una nicchia ridotta di lettori.
A cura di Eduardo Ciampi