Identità della voce nel mito di Eco e Narciso raffigurato da John William Waterhouse

Qual è il ruolo della voce rispetto all’identità di una persona?

Se pensiamo alla nostra identità, in genere diamo per scontato che il nostro corpo, molto più che la voce, sia un segno tangibile della nostra individualità. Questo perché la nostra fisicità palesa immediatamente il fatto che siamo diversi gli uni dagli altri e ci rende così riconoscibili. Molto meno facciamo caso a quanto anche la nostra identità vocale possa distinguerci.

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La voce e il corpo

Possiamo intendere la voce come un’emanazione del nostro corpo. Quindi una componente molto importante della nostra identità. Tracce di questa relazione tra voce e identità possiamo trovarle anche nella mitologia e nelle fiabe. Ad esempio possiamo pensare alla ninfa Eco.

Identità e voce nella mitologia classica

Eco era una ninfa delle montagne, bellissima e dalla voce melodiosa. Era però dedita al pettegolezzo. Così Zeus pensò bene di usare questa sua attitudine per distrarre Giunone dai suoi continui tradimenti. Giunone però si accorse dell’inganno e punì Eco togliendole la parola, condannandola a ripetere solo l’ultima sillaba che giungeva alle sue orecchie.

Il mito di Eco e Narciso

Eco un giorno si innamorò del bel Narciso ma, pur desiderandolo, non poteva esprimergli il suo amore, poiché non poteva usare la sua voce. Il dolore che derivò da questa sua condizione e dall’indifferenza, ma spesso anche ostilità, del bel giovane la portò a rinchiudersi in una caverna dove finì per dissolversi. Il suo corpo divenne sempre più trasparente, tanto da non proiettare più nessuna ombra sul suolo. Rimase solo una flebile voce, una voce non sua, ma di alcuni viandanti che dalla montagna la chiamavano e a cui lei poteva rispondere solo ripetendo l’ultima sillaba delle loro parole. Eco è stata così privata della sua voce e il suo corpo si è dissolto nel nulla, divenendo pura alterità.

Il fattore “identità vocale” nella Sirenetta

La fiaba “La Sirenetta”, dello scrittore danese Hans Christian Andersen, vede come protagonista Ariel, una giovane sirena anche lei dalla voce incantevole. Un giorno salvò la vita a un bel principe, impedendogli di annegare. Già perdutamente innamorata di lui, quando il principe si trovava ancora in stato di incoscienza, gli dedicò un canto. Poi andò via prima che lui si svegliasse, ripromettendosi che avrebbe fatto del tutto per rivederlo. Il principe, una volta sveglio, riuscì a ricordare quella voce che lo aveva cullato durante il suo sonno.

Ariel la Sirenetta

Quando una voce è indimenticabile…

Anche lui si ripropose allora di cercare la ragazza alla quale quella voce apparteneva, la sua salvatrice. Quella stessa voce che però Ariel nel frattempo stava barattando con la cattiva Ursula, in cambio di un paio di gambe che le permettessero di vivere sulla terra ferma e di cercare il suo amore. Ariel riuscirà a incontrare il principe ma, essendo divenuta afona, lui non riuscirà a riconoscerla.

Le due funzioni principali di una voce

È importante, parlando di voce, far riferimento a 2 aspetti:

  1. mezzo per veicolare un messaggio, utilizzando gli elementi linguistici caratteristici di ogni cultura;
  2. nella sua dimensione non significante, voce come corpo, come espressione di un’individualità.

In questa seconda accezione il suono ha già un significato, indipendentemente dalla parola. È infatti espressione del nostro corpo verso l’Altro. Ci racconta e racconta chi siamo, comunica le nostre caratteristiche fisiologiche (ad esempio sesso ed età) nonché emotive.

Il corpo della voce, al centro dell’attenzione nel canto

Nel canto poniamo attenzione a questo aspetto, che spesso passa in secondo piano nella vita di tutti i giorni, perché messo a servizio della componente semantica. Possiamo da qui ipotizzare che l’imbarazzo quando cantiamo derivi dal fatto che cantare fa emergere il nostro suono/corpo che ci rende in qualche modo “vulnerabili”, in quanto finalmente e totalmente visibili agli altri.

Controllare il suono della voce, per affermarne l’identità

Un suono che a sua volta è spesso difficile da gestire e controllare. Lo studio della tecnica vocale ha quindi come obiettivo l’acquisizione degli strumenti che permettono di utilizzare le potenzialità delle propria voce e del proprio corpo, facendo venir fuori le sue caratteristiche che la rendono unica. Tutto ciò in un percorso in cui insieme alla propria voce l’allievo incontrerà anche se stesso.

È perciò importante evitare, a mio avviso, l’imitazione di vocalità che non ci appartengono e che magari appartengono ai nostri cantanti preferiti, bensì imparare a utilizzare al meglio quello che realmente siamo e, attraverso la nostra vera identità vocale, rendere la nostra esecuzione unica.

A cura di Maura Marzoli

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10 Agosto 2022
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Category: Tecnica vocale

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