Cosa è l'orecchio assoluto
Con questo articolo cerchiamo di offrire più risposte possibili a domande e curiosità relative a un argomento, l’orecchio assoluto, che non di rado viene chiamato in causa, da addetti ai lavori e non, quando si parla di musica.

INDICE (per andare direttamente al punto che ti interessa)

Cosa vuol dire avere l’orecchio assoluto?

L’orecchio assoluto o “orecchio perfetto” è la capacità di un essere umano nel distinguere e riconoscere perfettamente e istantaneamente l’altezza (o la frequenza) di una nota, senza bisogno di controllare e confrontarsi con uno standard esterno, ad esempio uno strumento accordato alla perfezione o il diapason stesso.

“Avere orecchio” vuol dire la stessa cosa?

Le due espressioni non sono coincidenti. Essere, ad esempio, portati per il canto o la musica in genere, quindi quello che si dice “avere un buon orecchio”, non corrisponde necessariamente ad avere la capacità di riconoscere all’istante il suono di una nota come un Do, Do diesis, Re o ogni altra delle dodici note di cui è composto dal XIX secolo il sistema musicale occidentale (vedi qui più notizie sul cosiddetto “temperamento equabile”).

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Che differenza c’è tra orecchio assoluto e orecchio relativo?

Cosa quindi distingue quello “assoluto” dall’orecchio relativo? Quest’ultimo si basa sulla capacità di riconoscere degli intervalli, ovvero le distanze tra le note, quindi tale capacità per “attivarsi” ha bisogno di almeno due suoni.
In altre parole: mentre a chi ha un buon “orecchio relativo” un singolo suono non dà alcuna informazione immediata, mancandogli un riferimento, una persona con orecchio assoluto, ad esempio, anche solo se sente passare un trattore potrebbe riconoscere distintamente, nel singolo suono di questo mezzo, un Re bemolle grave (naturalmente ci sono trattori che producono anche altre frequenze e quindi note diverse dal Reb!!).

L’orecchio assoluto si può allenare o perfezionare?

Benché è pacifico che la pratica attiva della musica contribuisca in modo decisivo a sviluppare e ampliare le capacità di ascolto e naturale riproduzione corretta di suoni (a partire dalla propria voce), se si parla di pratica ed esercizio allo stato puro riteniamo che “l’orecchio relativo” sia quello più in grado di essere sviluppato (anche partendo da una minore predisposizione alla musica!). Questo perché – al contrario – l’orecchio assoluto, se c’è, è già di per sé rispondente ed efficace fin dalla prima volta che lo si mette alla prova.

Applicazioni di pitch training ed ear training

Il web ormai propone anche soluzioni per migliorare il proprio orecchio musicale. Abbiamo notato che siti come perfectpitch.training propongono esercizi per affinare il proprio orecchio, parlando esplicitamente di orecchio assoluto, anche se la pratica ci dice che è l’orecchio relativo quello ad avere realmente più margini di miglioramento. Normalmente tale attività, anche qualora si volessero cercare altri esercizi online, è nota anche come “Ear Training”.

App per riconoscere suoni e musica

Molto celebri, per allenare l’orecchio, sono ormai anche le app Tone di Apple e Pitch Perfector di Google.
Da non confondere ovviamente con le app che permettono di ottenere il titolo ed esecutore di una musica dopo averne ascoltato pochi secondi, la più famosa delle quali è Shazam, o quelle che quando ci viene in mente una melodia o un motivetto musicale, semplicemente canticchiandolo o fischiettandolo, riescono a dirci in quale brano potrebbe esserci quella melodia o una simile, come nel caso di SoundHound.

Come si fa ad avere l’orecchio assoluto?

Tornando all’orecchio assoluto propriamente umano, numerosi studi e teorie si sono focalizzati a vario titolo su questa straordinaria capacità dell’uomo, che è stata man mano correlata a diversi fattori e ipotesi:
  • genetica
  • precocità degli studi musicali
  • ambiente linguistico
  • possesso dell’orecchio assoluto fin dalla nascita.
Soffermandoci sull’ultimo punto, l’orecchio assoluto si può sviluppare nello stesso periodo in cui si consolida la lingua madre.

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Si nasce con l’orecchio assoluto?

Certamente è complesso rispondere in modo scientifico a questa domanda, perché servirebbero test estremamente evoluti in grado di rivelarci se un neonato riesce già a riconoscere una nota (se è Mi, Fa oppure un’altra), tenendo conto del fatto che a pochi mesi di vita non sarebbe comunque in grado di dircelo a parole!
Di certo, dopo l’ottavo mese di vita, sappiamo che il cervello si dedica unicamente all’apprendimento della lingua che lo circonda. Di conseguenza possiamo non escludere il fatto che fino a 3 o 4 persone su 10 possono anche nascere con l’orecchio assoluto, ma non ne saranno mai consapevoli oppure lo perderanno… nel momento in cui questo non venga stimolato o allenato nella vita quotidiana.
Secondo il meccanismo chiamato “use it or lose it” (“se non lo usi lo perdi”), se il bambino non ha necessità di riconoscere un suono e la sua altezza, probabilmente perderà tale capacità.

L’importanza di entrare in contatto con la musica in tenera età

La musica è un linguaggio, al pari della lingua italiana o di un’altra qualsiasi lingua. Ma se, ammettiamo per assurdo, un bambino nascesse in una comunità di persone taciturne, che linguaggio e quale capacità di riconoscere le singole parole o comprendere intere frasi potrebbe sviluppare se nessuno intorno a lui aprisse mai bocca? È esattamente quello che in molti casi avviene con la musica, in quei contesti che tendono a escluderla o a farne un uso estremamente limitato.
In un concorso televisivo per giovani talenti, un giovanissimo e bravissimo violinista così raccontava il suo primo impatto con la musica e l’immediata scoperta di avere l’orecchio assoluto:
“Poche ore dopo essere tornato a casa dopo la primissima lezione in cui a scuola ascoltai le note musicali e mi dissero come si chiamavano, sentì passare un’ambulanza e dissi subito a mia madre che quelle note erano MI DO MI DO MI DO!!”

Come faccio a sapere se mio figlio ha l’orecchio assoluto?

Sulla base degli esempi fatti finora, se siete dei genitori e avete l’impressione che vostro figlio abbia un orecchio musicale particolarmente sviluppato, il modo più pratico e semplice per scoprirlo, ad esempio arrivati almeno ai 3 o 4 anni, potrebbe essere questo:
  1. prima giocate con lui/lei a ripetere cantando (in modo intonato!) il suono di ogni nota (ad esempio con sillabe neutre come “paa”), magari anche solo con l’ausilio di una piccola tastiera, delle sette note sui tasti bianchi del piano, ad esempio andando su e giù con le scale e successivamente a intervalli casuali;
  2. poi provate a cantarle ognuna con il proprio nome;
  3. una volta che il gioco è stato sufficientemente “metabolizzato”, proponete una variante, nella quale a turno c’è chi suona una nota e l’altro, di spalle, deve cantarla ripetendone il nome senza averla vista sulla tastiera. Sarà facile scoprire chi riconosce comunque in modo naturale la nota suonata, anche se i suoi occhi guardano da un’altra parte…

Video con bambino dall’assolute pitch

Se non vedi correttamente il video lo trovi qui.
Da un po’ di anni, tra i vari video presenti sul web sull’argomento, spicca in particolare la serie pubblicata da un musicista americano, Rick Beato, che ha mostrato una sequenza di esempi al limite dell’incredibile di cosa voglia dire “orecchio assoluto” – in inglese “Absolute Pitch” – coinvolgendo suo figlio Dylan.

Chiaro: parliamo già di un bambino che fin da piccolo è stato idealmente circondato dalla musica, avendo un papà impegnato professionalmente in questo settore. Pertanto nel tempo, oltre al semplice nome delle 7 note (i tasti bianchi del pianoforte), che in inglese sono A (La) B (Si) C (Do) D (Re) E (Mi) F (Fa) e G (Sol) con le rispettive alterazioni di mezzo tono sopra (diesis in italiano, “sharp” in inglese) e mezzo tono sotto (bemolle in italiano e “flat” in inglese), corrispondenti ai tasti neri, Dylan ha imparato a:
  • riconoscerle e limitarsi a chiamarle per nome (senza cantarle);
  • sentire pronunciare il nome di una nota e cantarla perfettamente intonata, senza alcun riferimento di partenza o persino in presenza di altri suoni diversi e dissonanti (orecchio assoluto attivo);
  • riconoscere e chiamare a una a una più note suonate contemporaneamente, sia in modo casuale cioè senza una logica o intento armonico, sia formando una triade semplice (es. Do maggiore / C major / Do Mi Sol, Do Minore / C Minor / Do Mib Sol) o un accordo di 4 o più suoni (quindi con aggiunta di 6a, 7a, 9a, 11a e relative alterazioni…).

Nei ciechi

Nei soggetti non vedenti la presenza dell’orecchio assoluto è statisticamente molto alta, probabilmente dovuta a una riorganizzazione del cervello a seguito dello scompenso uditivo. Questo poiché rumori, suoni e loro intensità e timbro sono aspetti che forniscono a queste persone informazioni fondamentali.

Si perde con l’età?

Durante l’invecchiamento sembra che la precisione del riconoscimento delle note tende a variare. Molti soggetti anziani riportano infatti una differenza di un semitono o anche di un tono da quella che è la nota reale, che in giovane età percepivano invece correttamente.

Quanta gente ha l’orecchio assoluto

Considerando che ricerche genetiche avanzate hanno stabilito proprio a livello di DNA, precisamente in un “polimorfismo a nucleotide singolo” a cui è stata assegnata l’etichetta “RS 3057”, la possibilità di avere l’orecchio assoluto, tale caratteristica genetica risulta abbastanza comune, visto che interessa il 31% della popolazione.
Dunque: proprio quel potenziale di 3 persone su 10 a cui ci riferivamo a proposito dei neonati. Il problema è appunto… incontrare o meno, in modo concreto, la musica nella propria vita! Altrimenti si può anche avere l’orecchio assoluto, ma non scoprirlo mai, in particolare all’interno di un sistema scolastico pubblico come quello italiano che, incredibilmente, nonostante una delle tradizioni musicali più nobili e ricche del mondo, assegna pochissime ore alla pratica attiva della musica.

Quanto è raro

Mentre da noi, così come negli USA, può sembrare un fenomeno tanto “eccezionale”, in realtà l’orecchio assoluto è una dote che sembra ben più diffusa nella popolazione asiatica. In Cina, ad esempio, circa il 70% dei musicisti iscritti al Conservatorio possiede quest’abilità.
In Europa e in America tale percentuale è molto più bassa, solo dell’8%. Come mai?
Probabilmente, tra le possibili cause di questa differenza c’è senz’altro il fatto che in Asia si parlano lingue tonali, ossia lingue in cui l’intonazione stessa influenza il significato delle parole.

Vantaggi e svantaggi

Ma possedere l’orecchio assoluto è davvero sempre un fattore positivo o ha dei pro e contro?
Sebbene essere dotati di questa capacità sia considerata una grande dote musicale e un requisito molto apprezzato soprattutto nei Conservatori, possederla non ha solo aspetti positivi.
Il primo dato di fatto è la sensazione di vero e proprio disagio, quasi fastidio, che una persona con orecchio assoluto può avvertire in presenza di suoni non perfettamente accordati.
Ecco alcune difficoltà riscontrabili:
  • nel caso di variazione dell’accordatura nelle orchestre, per i possessori di orecchio assoluto può risultare talmente fastidioso da essere invalidante e rendere impossibile l’esecuzione. Questo perché, in alcuni generi musicali si utilizza un’intonazione degli strumenti diversa rispetto allo standard, di 440Hz.
  • trasposizione delle tonalità; percependo ogni nota come unica, a volte viene percepita giusta solo la tonalità del brano che hanno sempre ascoltato e suonato. Di conseguenza cambiare tonalità a un brano molto noto potrebbe infastidire o spiazzare chi possiede l’orecchio assoluto, rispetto a chi invece ne potrebbe persino apprezzare con sorpresa e del tutto inconsapevolmente l’ascolto in altra tonalità.

Quali suoni riconosce?

Oggi il La del diapason è un suono da 440 Hertz (Hz), ovvero prodotto da 440 oscillazioni al secondo. Ciò significa che il La dell’ottava superiore avrà frequenza 880 Hz, mentre quello dell’ottava inferiore avrà la metà delle oscillazioni al secondo (220 Hz) e così via. E tutte le altre note, ovvero i suoni compresi tra una nota e la stessa all’ottava superiore (l’intervallo di un’ottava è quello ad esempio che c’è tra le prime due note del tema della celebre canzone “Over the Rainbow”) nascono dalla divisione in 12 parti uguali di quello spazio sonoro.
Schema frequenza delle note musicali
Immagine tratta da Wikipedia

Rispetto a questo standard, una persona con l’orecchio assoluto può “tollerare” un La leggermente più basso (fino a 432 Hz) o più alto (brillante, es. 442 Hz), ma andrà in difficoltà se ad esempio ascoltasse una chitarra, perfettamente accordata in tutte e sei le corde, ma rispetto a un La da 446 Hz (molto crescente) o 426 Hz (molto calante).

Musicisti e compositori che avevano l’orecchio assoluto

Questi sono alcuni dei più famosi “orecchi assoluti” di sempre:
  • Beethoven
  • Bach
  • Mozart

Cantanti con l’orecchio assoluto

Tra gli artisti della nostra epoca con questa peculiarità troviamo:
  • Celine Dion
  • Mariah Carey
  • Barbra Streisand
  • Stevie Wonder
  • Frank Sinatra
  • Michael Jackson
  • Jimi Hendrix
  • Charlie Puth

A cura di Giulia Castorina

16 Settembre 2023
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4 Comments

  1. by Gaetano Marotti 20 Aprile 2024 20:40

    Non credo che Mozart provasse un senso di fastidio nella trasposizione credo che invece Mozart suonava infiniti trasporti melodici e infinite improvvisazioni non so se Mozart aveva l orecchio assoluto ma penso che non era stonato

    • by Raffaele Magrone 21 Aprile 2024 19:38

      A quanto pare Mozart era tra i musicisti dotati anche di orecchio assoluto, oltre che della genialità che la storia della musica gli riconosce. In questo articolo non ci sembra di aver scritto che la trasposizione o progressione armonica provochi fastidio alcuno, anzi :))

  2. by Gaetano Marotti 29 Aprile 2024 20:26

    Mi scuso ma mi pare di averlo letto .penso che una persona intonata può anche non avere l orecchio assoluto cioè può saper intonare tutte le note ma non identificarle col proprio nome.pertanto non credo che questo orecchio sia un dono di natura.credo invece che il vero dono di natura sia quello di intonare una melodia e di innalzare o abbassare di tono una melodia visto che una melodia può essere eseguita in tonalità differente.non tutti hanno avuto questo dono di natura perché purtroppo
    C’è anche chi è stonato.questa e solo una mia opinione ogni musicista può avere le sue opinioni

    • by Raffaele Magrone 30 Aprile 2024 09:00

      Assolutamente. “Esseri intonati” non vuol dire necessariamente “avere l’orecchio assoluto”. Piuttosto è vero, ed è importante sottolinearlo, che mentre alcune persone nascono con innate doti musicali, nella vita la differenza la fanno le condizioni che di fatto possono favorire e valorizzare tali prerogative. In altre parole: in un contesto dove è offerta più possibilità di “fare musica” sarà più semplice scoprire talenti. Se tale possibilità non viene offerta, ci possono essere orecchi assoluti e cantanti intonatissimi che neanche sapranno di esserlo :((

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