Tastiera del clavicembalo versione italiana dello strumento

Pur essendo uno strumento a tastiera, il clavicembalo ha un meccanismo di produzione del suono assai diverso e decisamente più semplice rispetto al “cugino” pianoforte.

Come è fatto il clavicembalo

Su di una cassa armonica sono tese delle corde di diverso materiale e lunghezza, riunite in due o tre “ordini” o registri, che vengono pizzicate da appositi plettri, anticamente di penne di corvo, oggi in plastica.

I plettri sono fissati su listarelle di legno, chiamate saltarelli, comandati a loro volta dalla tastiera. Questo sistema è comune a tutta la famiglia di strumenti che, oltre al clavicembalo, comprende anche la Spinetta e il Virginale.

Doppio virginale nel museo degli strumenti musicali al Castello Sforzesco, Milano
Doppio virginale nel museo degli strumenti musicali al Castello Sforzesco, Milano

Origini dello strumento clavicembalo

Le origini di questo tipo di strumenti sono databili approssimativamente all‘inizio del XV secolo, periodo nel quale si applica una tastiera al già esistente Salterio.

La vera diffusione del clavicembalo comincia però nel ‘500 in Italia e in Inghilterra. Il clavicembalo sarà lo strumento polifonico per eccellenza.

Esso viene usato dai compositori sia in maniera solistica sia per accompagnare altre parti cantate o suonate. Durante i primi anni del ‘500 il repertorio per clavicembalo è sostanzialmente in comune con l’organo, non esistendo una vera e propria distinzione di utilizzo tra i due strumenti. Entrambi sono classificati come strumenti a tastiera e usati sia per musica sacra che profana.

Differenza tra i repertori per organo e clavicembalo

Sarà Gerolamo Diruta che con il suo trattato “Il transilvano” traccerà i confini di repertorio: sacro per l’organo e profano per il clavicembalo.

Inoltre, con la nascita del basso continuo e dello stile barocco, all’inizio del ‘600, con la progressiva decadenza del liuto, il clavicembalo diviene strumento indispensabile in tutti i tipi di musica: dal melodramma alla musica orchestrale, alla musica da camera in tutti gli stili allora praticati.

Evoluzione europea dello strumento

Ruolo insostituibile nell’evoluzione dello strumento è quello dei maestri fiamminghi che aumentano il numero dei registri e introducono la seconda tastiera per consentire al clavicembalo diversi effetti sonori.

Alla fine del ‘600 i francesi ampliano ulteriormente lo strumento preparandolo così al periodo di massimo splendore che coincide con la prima metà del ‘700. Tutti i grandi compositori del barocco dedicano splendide pagine al clavicembalo, sia come solista che come protagonista di sontuosi concerti con l’orchestra.

Bach, Pasquini, Scarlatti, Handel, Couperin, Rameau: la lista sarebbe troppo lunga per elencarla tutta…

Johan Sebastian Bach è tra i primi a introdurre quest’uso solistico. Basti ricordare, tra gli altri, anche i concerti per quattro violini e orchestra d’archi op.3 numeri 1, 4, 7 e 10 di Antonio Vivaldi, trascritti per quattro clavicembali proprio dal grande Bach.

Quando il clavicembalo va in crisi…

Il momento di fulgida gloria dello strumento conosce però una brusca battuta d’arresto alla fine del ‘700, complice lo sviluppo del grande antagonista: il “gravecembalo col piano e col forte”, uno strumento a corde percosse, nonno dell’attuale pianoforte.

Le mutate esigenze sonore e i mutati gusti timbrici portano al sopravvento del nuovo strumento all’inizio del XIX secolo. L’oblio dura più di un secolo e termina poco dopo l’inizio del ‘900.

Il tentativo di Wanda Landowska…

Qualche studioso, coadiuvato da qualche volenteroso pianista, si ripropone di riportar in vita un mondo ormai scomparso. In particolare Wanda Landowska (1879-1959) commissiona al costruttore di pianoforti Pleyel dei clavicembali. Siamo ben lontani dagli strumenti del ‘700, infatti troviamo in questi nuovi strumenti strutture in ghisa, niente cassa armonica, meccanica complicatissima: insomma un clavicembalo molto diverso dagli originali, sia come fattura sia come sonorità. Questi nuovi strumenti non riscuotono un grande successo.

I clavicembali moderni

Il seme è tuttavia gettato, oggi si possono trovare dei clavicembali moderni cloni in tutto e per tutto uguali a quelli di una volta. La “filologia”, stile di interpretazione musicale che cerca di riproporre antiche prassi esecutive, ha un grande successo di pubblico e anche i compositori contemporanei traggono ispirazione dal timbro soave dello strumento.

Numerosi sono i compositori del secolo scorso e contemporanei che hanno approfittato del clavicembalo. Tra i tanti va sicuramente menzionato il compositore ungherese Gyorgy Ligeti (1923-2006) che, con il suo “Continuum”, ha saputo aprire nuove frontiere allo strumentismo del clavicembalo.

Discografia di base per il clavicembalo

Ecco alcuni consigli per avvicinarsi all’ascolto di questo strumento:

  • William Byrd, Pavane e GagliardeMoroney – etichetta discografica Harmonia Mundi, numero di catalogo HMC901241
  • Domenico Scarlatti, integrale delle sonate per clavicembalo – Scott Ross – etichetta discografica Erato
  • Johan Sebastian Bach, Il clavicembalo ben temperato – Van Asperen – etichetta discografica EMI
  • Johan Sebastian Bach, Concerti per clavicembalo – Ton Koopman – etichetta discografica Erato numeri di catalogo 2292 e 45545
  • Johan Sebastian Bach, Suite inglesi – Gustav Leonhardt – etichetta discografica EMI numero di catalogo CDS749000
  • Georg Friedrich Handel, Suites – Kenneth Gilbert – etichetta discografica Harmonia Mundi numero di catalogo HMC90447
  • François Couperin, Pièces de clavecin – Huguette Dreyfus – etichetta discografica Denon numeri di catalogo C37-7070
  • Jean-Philippe Rameau, Pièces de clavecin en concert – Les Dominos – etichetta discografica Le Chant du Monde numero di catalogo LCD278744
  • Gyorgy Ligeti, Continuum – Eva Nordwall – etichetta discografica BIS numero di catalogo 500053

A cura di Antonello Bucca

7 Settembre 2025
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