
Il titolo di questo articolo su note e scale musicali non intende certo banalizzare il ricco e meraviglioso universo della musica, ma diciamolo: a qualcuno dei nostri insegnanti, in due/tre occasioni, è già successo di sperimentare che – anche in meno di un quarto d’ora – davanti a un pianoforte, è possibile far sì che anche bambini di 6, 7 e 8 anni suonino correttamente da soli tutte le scale maggiori partendo da qualunque nota del pianoforte. Come è possibile? Sappiate che non bisogna essere necessariamente dei piccoli Mozart per capire questo meccanismo.
Come conoscere le note e suonare in pochi minuti le scale musicali maggiori in tutte le tonalità
Prima di tutto: come fare a riconoscere al volo le note del pianoforte? Basta osservarlo e “orientarsi” in base ai suoi tasti neri! Proprio così: perché, come si può osservare, la loro disposizione non lascia dubbi, due neri poi due bianchi attaccati e quindi tre neri, seguiti da altri due bianchi attaccati. La nota Do è quella che precede i due tasti neri, mentre la nota Fa precede la sequenza di tre tasti neri. Tutto il resto viene di conseguenza, date voi stessi un’occhiata!

Specialmente se si ha davanti anche una minuscola tastiera giocattolo, la regola da applicare per suonare una scala maggiore è una sola ed è sempre la stessa che si ripete tal quale ogni 4 note e davvero può capirla anche un bambino!
La scala maggiore, cioè quella che in tonalità di Do è composta dalle note Do, Re, Mi, Fa, Sol, La, Si, ovvero da tutti i tasti bianchi del pianoforte, proprio come una scala di un edificio, sembra rispondere a una banalissima regola “architettonica” (o geometrica) e cioè:
- GRADINO DI PARTENZA (tonica, in questo caso Do)
- GRADINO (seconda, Re)
- GRADINO (terza maggiore, Mi)
- MEZZO GRADINO (quarta, Fa)
per poi proseguire allo stesso modo con le altre 4 note che riportano un’ottava sopra la (stessa) nota di partenza:
- NUOVO GRADINO (quinta nota, Sol, che rappresenta la “dominante” rispetto alla tonica, concetto che spiegheremo più avanti, nonché il suo primo suono armonico, anche a questo arriveremo più in là)
- GRADINO (sesta nota, La)
- GRADINO (settima maggiore, Si)
- MEZZO GRADINO (ottava, un nuovo Do)
Quali note formano una scala maggiore
Come si può notare, quindi, la scala maggiore (in qualunque tonalità!!) si forma sempre rispettando questa semplicissima regola dei “gradini”, musicalmente chiamati toni:
- 1+1+1+1/2 (Do Re Mi Fa)
- 1+1+1+1/2 (Sol La Si Do)
Note della scala di Do# o Reb maggiore
Se ad esempio partissimo dal primo tasto nero dopo il Do, che può chiamarsi Do# (Do diesis) se lo consideriamo come un Do alzato di mezzo tono, oppure Reb (Re bemolle) se lo consideriamo come un Re abbassato di mezzo tono (ma si tratta sempre dello stesso suono), applicando questa “regola architettonica dei quattro gradini” (1+1+1+1/2 ripetuta per due volte) avremo la scala maggiore di Do# formata dalle note Do# Re# Mi# Fa# Sol# La# Si# Do#, grazie alla quale scopriremo anche un altro aspetto interessante.
Che note sono Mi# e Si#?
Se infatti andiamo sul pianoforte, può sembrare difficile dopo un Mi capire quale potrebbe essere il Mi#, perché tra Mi e Fa NON c’è un tasto nero, così come fra Si e Do! E quindi significa che anche un tasto bianco del pianoforte può corrispondere a una nota # (diesis), in questo caso il Mi#=Fa e Si#=Do.
Ugualmente, se invece che dal Do# partiamo dalla nota Reb (re bemolle, cioè un Re abbassato di mezzo tono) avremo la scala maggiore Reb, Mib, Fa, Solb, Lab, Sib, Do, Reb. E così via se provate ad applicare l’identico meccanismo a qualunque nota di partenza, ultimo esempio:
Mi Fa# Sol# La Si Do# Re# Mi (gli altri li lasciamo a voi).
Siamo certi che, pianoforte alla mano, sarete in grado di suonare ora una scala maggiore partendo da qualsiasi nota!
Che cosa sono i suoni enarmonici?
I vari esempi fatti finora, come Do# e Reb, ma anche Mi# e Fa, Si# e Do, ecc.. così come tutti gli altri casi in cui possiamo toccare uno stesso tasto del pianoforte o suonare una stessa nota di un qualunque altro strumento, ma chiamarla con nome diverso, rappresentano appunto il significato del termine suoni enarmonici.
Il loro utilizzo e la conseguente necessità di dover usare un nome o l’altro per indicare un suono che è sempre lo stesso, dipendono proprio dal quel meccanismo dei gradini che abbiamo spiegato all’inizio.
Come nascono le altre note e scale musicali
Facciamo un solo esempio: se ho una scala di Do maggiore (proprio quella della foto in apertura di articolo) e decido di agire su uno dei gradi(ni) per abbassarlo di mezzo tono, chiamerò bemolle quel gradino modificato: Do Re Mib Fa Sol La Si (che così diventa una scala minore melodica ascendente), mentre sarebbe scorretto scrivere Do Re Re# Fa Sol ecc… così come, se decidessi di alzare di mezzo tono un grado, dovrei usare il #, ad esempio Do Re Mi Fa# Sol La Si (scala Lidia di Do) e non Do Re Mi Solb Sol La Si, che non sarebbe certo altrettanto chiara nel definire “che fine ha fatto la quarta nota”.
Tabella sintetica dei suoni enarmonici
Do# | Re# | Mi# | Fa# | Sol# | La# | Si# |
---|---|---|---|---|---|---|
Reb | Mib | Fa | Solb | Lab | Sib | Do |
Questa tabella non ha la pretesa di rappresentare tutti i suoni enarmonici. Infatti, per non spaventare troppo il lettore, non sta includendo i suoni con doppio # o doppio bemolle, che ovviamente andrebbero approfonditi solo man mano che ci si addentra nello studio dell’armonia o anche della composizione.
La musica può essere compresa da tutti
Quando parliamo di musica ci riferiamo a una bellezza, fatta di suoni, note, accordi, intervalli e scale musicali, che può essere realmente compresa e resa accessibile davvero a tutti, ben oltre gli attuali steccati che sembrano immancabilmente separare “chi ne sa di musica” da chi, chissà perché, continua a mantenersi a debita distanza… E questo è proprio un peccato, perché si tratta di concetti davvero alla portata di tutti!
Intanto ci proviamo con questo articolo e così magari scoprirete la semplice risposta anche a qualche altra vostra recondita curiosità. Altrimenti, se non la trovate, scriveteci nei commenti e provvederemo subito a integrare questo articolo, ok?
Partiamo dalla nota La
Perché si dice “dammi il La”
Facciamo come un’orchestra, dove per tradizione è l’oboe a dare per primo questa nota al primo violino e da lì passa a tutti gli altri strumenti. Diamoci quindi anche noi un La per cominciare.
Già potrebbe scattare una prima domanda.
“Come lo trovo e dove lo vado a prendere ora un La?”
Senza correre a cercare un pianoforte e magari dover pure preoccuparsi che sia ben accordato… questo benedetto La è una nota che abbiamo sempre letteralmente… a portata di mano e la sentiamo pure più volte al giorno, senza saperlo, ad esempio mentre siamo in attesa che qualcuno ci risponda al telefono!
Che nota fa il telefono mentre siamo in linea?
Il classico TU TUUU del telefono è proprio un La, o quasi.
A volte infatti potrebbe risultare un po’ stonato o, detto in maniera più tecnica e professionale, “calante”. E ciò succede perché quel tipo di suono e di frequenza è rimasto probabilmente lo stesso di 100 e più anni fa. Comunque: il tradizionale TU del telefono già rende abbastanza l’idea di cosa potrebbe voler dire, ad esempio con la voce, riprodurre un La.
“Quindi si può cantare un La in qualsiasi momento?”
Chiunque può cantare un La
Risposta affermativa. In altre parole: anche se non conosci la Musica, in questo stesso istante puoi cantare un La, riproducendo nella maniera più fedele possibile il TU del tuo telefono!!! Che dici: pensi di farcela?
Prima conquista: più la ripeti e più quella nota sarà tua per sempre e in ogni momento, anche senza conoscere la musica e senza saper suonare nessuno strumento!
Quale La è quello del telefono?
Ed ecco una prima informazione in più: quello (del telefono) è il quarto dei possibili La – in ordine di altezza – che il nostro orecchio è in grado di ascoltare e riconoscere, tanto che con una app che distingue l’altezza precisa dei suoni, facendole ascoltare il TU di un telefono, il display potrebbe indicare: La4 (oppure La4b se il suono è un po’ calante, nonché A4 o A4b, se l’app usa la lingua inglese).
Perché il La è la nota di riferimento nella musica?
Ti chiedi perché allora in musica si parte sempre dal La – invece che ad esempio dal Do – e, non a caso, perché nella denominazione anglofona delle note musicali il nostro La corrisponde proprio alla prima lettera dell’alfabeto?

La risposta è che proprio quel La che si scrive nel secondo spazio di un pentagramma (contando dal basso verso l’alto) risulta tra le note più agevoli da riprodurre per qualunque strumento o voce umana.
E questa è la ragione del suo utilizzo come “nota di riferimento” su cui intonarsi un po’ tutti.
Che cos’è la chiave di violino?
E, a proposito di riferimenti visivi e “chiavi di interpretazione”, quel simbolo tipicamente musicale che vedi all’inizio del pentagramma è appunto e semplicemente un altro “codice di lettura”, chiamato Chiave di Sol o, ancora più comunemente, Chiave di Violino.
Serve a indicare che chiameremo Sol la nota scritta proprio nel rigo al centro di quella chiave e di conseguenza nel secondo spazio ci sarà il La, al terzo rigo il Si, al terzo spazio il Do, al quarto rigo il Re, al quarto spazio il Mi e al quinto rigo il Fa ecc.. così come al primo spazio avremo un Fa, al primo rigo un Mi, sotto il pentagramma un Re e sotto il pentagramma con un taglio “in testa” ci sarà la nota Do ecc.
Il setticlavio che cos’è
Ciò vuol dire che, oltre alla chiave di violino, possono anche esserci altri simboli o “chiavi di lettura” – in tutto sono 7, il temutissimo Setticlavio! – che, messi a inizio pentagramma stabiliscono a quale nota dare il nome di Sol, Fa, oppure Do.
Come è facile intuire da questa immagine, mentre “chiave di violino” e “chiave di basso” sono le uniche espressioni che fanno riferimento a uno strumento, tutte le altre 5, pur se usate anche da altri strumenti, fanno riferimento ai tipi di voce umana e questo ci fa capire molto sul perché si usa una chiave o un’altra, per il semplice fatto che possiamo avere persone o strumenti che emettono suoni ad altezze differenti.
Note e scale musicali: la musica NON è teoria
Lo ripetiamo qui ancora una volta: la Musica NON nasce come qualcosa che sta sulla carta, bensì è nell’aria, prodotta da materia che vibra (corde vocali, corde di nylon o di metallo, pelli, ance, metalli e legni attraversati dall’aria…), si sviluppa nella dimensione tempo/spazio e non nella “dimensione foglio”!!
Come nascono i nomi delle note Do, Re, Mi, Fa, Sol, La, Si?
Stai per scoprire in che modo, circa mille anni fa, il nostro prode Guido d’Arezzo (o almeno questo ci dice la leggenda…) trovò uno stratagemma all’epoca davvero geniale per cominciare a fissare la musica su un pezzo di carta, ma la cosa importante da ripetersi è che la Musica ha un senso e una vita già molto PRIMA della sua “notazione pratica” su carta. Chiaro?

Per poter distinguere i suoni delle note, si narra che Guido d’Arezzo decise di utilizzare le prime sillabe dei primi sei emistichi di un inno a San Giovanni scritto da Paolo Diacono:
«Affinché possano cantare
con voci libere
le meraviglie delle tue azioni
i tuoi servi,
cancella il peccato
del loro labbro contaminato,
o san Giovanni»
Questo è il famoso Inno a San Giovanni da cui derivarono i nomi delle note Ut-Re-Mi-Fa-Sol-La-Si, che in tutti i Paesi latini, a eccezione che in Francia dove si continuò (e in alcuni casi lo si fa ancora oggi) a usare il nome Ut, vide la sostituzione del primo suono con il Do, a partire dal XVII secolo.
Il Do, terminando con una vocale, risulta decisamente più semplice da pronunciare nel solfeggio, al contrario della “t” finale di Ut…
Quanti tasti ha un pianoforte? Quanti bianchi e quanti neri?
Senza dover utilizzare tutte e 7 le chiavi del setticlavio, per le partiture di uno strumento grande e completo come il pianoforte che – disponendo di 88 tasti, per l’esattezza 52 bianchi e 36 neri – è in grado di suonare 88 note, sono più che sufficienti due pentagrammi, di cui quello di sopra utilizza la chiave di violino e quello di sotto la chiave di basso.

Come si legge la chiave di basso?
Quindi, in uno spartito a due pentagrammi per pianoforte: nel pentagramma di sopra, quello che riporta le note da suonare in prevalenza con la mano destra, il secondo rigo (sempre contando dal basso) che si trova proprio al centro di quella specie di vortice dentro la chiave di violino, starà a indicare la nota Sol, mentre nel pentagramma di sotto, il rigo in mezzo ai due punti nel caso di lettura con la chiave di basso indicherà la nota Fa.
Quante vibrazioni ha il La del diapason?
Ma ritorniamo al La, come nota primaria da cui far partire qualunque piccola o grande riflessione per orientarsi nel mondo dei suoni e quindi nell’universo chiamato Musica.
Da che cosa deve essere composta perché, ad esempio, un semplice accordatore per strumenti ci dica che quel suono è proprio un La?
La risposta è: da vibrazioni, anzi da un preciso numero di vibrazioni al secondo, appunto definite dall’unità di misura Hertz (Hz). Quindi, nel mondo di oggi, chiamiamo La una nota da 440 Hz, cioè che vibra esattamente 440 volte in un secondo.

Come cambiano le vibrazioni tra i vari La?
Per rispondere a questa domanda ci affidiamo al celebre inizio del brano “Over the rainbow”, in particolare l’intervallo tra le prime due note del canto corrispondenti a “Some-” e “-where”. Bene.
Quello è un intervallo di ottava, vuol dire che dopo le 7 note di tutta la scala, viene ripetuta a un’ottava più alta la stessa nota iniziale. E cosa succede in quell’intervallo a livello di vibrazioni? Succede che se ad esempio la prima nota corrispondente a “Some-” fosse un La a 440 Hz, il La successivo avrà esattamente 880 vibrazioni al secondo, oppure che se si inizia a cantare con una voce più bassa un’ottava sotto il La a 440 Hz, quell’altro La più in basso avrà esattamente 220 vibrazioni al secondo.
E questo, è importante ripeterlo, è una conoscenza che può essere assolutamente alla portata di tutti, anche senza essere esperti di teoria musicale o di uno strumento in particolare, perché stiamo dicendo semplicemente da cosa è costituito un suono:
se abbiamo un La a 440 Hz, in un pianoforte “accordato a 440” avremo altri tre La più bassi da 220, 110 e 55 Hz nonché altri tre più alti da 880, 1.760 e 3.520 Hz.
Chi ha deciso il La a 440 vibrazioni al secondo?
Sulla dibattuta questione del La del diapason portato a 440 Hz in epoca nazista (assecondando cioè il tipo di intonazione orchestrale che piaceva a Wagner), quindi divenuto più “brillante” (mentre Giuseppe Verdi avrebbe detto “stridulo”…) rispetto a quello che si utilizzava come riferimento nel passato – oscillante tra i 415 Hz del suddetto TU del telefono e i 432 Hz preferiti da Verdi e i 435 (= 870) in uso nel cosiddetto “corista” francese – rimandiamo a questo interessante video della bravissima divulgatrice musicale e videoblogger Diana Re.
Quali sono le vibrazioni delle altre note e scale musicali?
Per i più curiosi rispetto a questo discorso delle vibrazioni, ecco una sequenza nel dettaglio fra il quarto e il quinto La di un pianoforte
La 440 Hz, Si 493 Hz, Do 523 Hz, Re 587 Hz, Mi 659 Hz, Fa 698 Hz, Sol 783 Hz, La 880 Hz, mentre discendendo abbiamo Sol 392 Hz, Fa 349 Hz, Mi 329 Hz, Re 293 Hz, Do 261 Hz, Si 246 Hz, La 220 Hz e così via fino al primo Do di un pianoforte che suona a 32 Hz, quindi è un suono basso che vibra solo 32 volte al secondo.
Quanti Hertz può ascoltare l’orecchio umano?
Per la cronaca, la capacità di udito umana è compresa all’incirca tra i 20 Hz e i 20.000 Hz.
Se questo articolo è stato di tuo gradimento, ti preghiamo di scriverlo nei commenti, così come, nel caso di altre curiosità o domande, di utilizzare sempre lo spazio “commenti” qui sotto, così da indicarci ulteriori argomenti sui quali continuare a scrivere in questo stesso articolo o in altri a esso collegati. Grazie per la collaborazione!
Ottimo articolo, introduce in modo chiaro e completo agli elementi di base per iniziare con interesse un percorso musicale, qualunque strumento si decida di imparare s suonare. Esauriente e ben realizzato, consiglio a tutti la lettura.
Era proprio questa la nostra intenzione, quindi grazie per l’attenta lettura e per questa conferma!
Ormai sono da un po’ di anni, ma è molto bello leggere siti come questi, perché sono chiari e divertenti, e aiutano anche i bambini più piccoli ad approcciarsi alla musica.
Grazie per il feedback :))