Il CD Iter con-corde del compositore Franco Sbacco, di cui in questo articolo proponiamo anche uno spartito in pdf per violino, è una produzione discografica della casa editrice romana Domani Musica, di Alberto Giraldi, attualmente titolare della cattedra di Teoria, Ritmica e Percezione musicale presso il Conservatorio “Licino Refice” di Frosinone.
Gli esecutori del Cd di Franco Sbacco
Il CD, con label PUNCTA, vede coinvolti esecutori di musica contemporanea molto attivi in Italia durante il primo decennio del nuovo millennio. Tra i tanti professionisti ho piacere di citare: Paolo Taballione, virtuoso flautista, che dal 2017 è docente al Mozarteum, prestigiosa università di Salisburgo; Massimo Munari, compositore e direttore d’orchestra, nonché clarinettista, attualmente docente dell’Istituto Musicale “Arcangelo Corelli” così come il sottoscritto Antonello Bucca, violinista e docente presso lo stesso Istituto romano.
Biografia di Franco Sbacco
Franco Sbacco nasce nel 1953 ad Ancona. Compie gli studi musicali diplomandosi in composizione, direzione d’orchestra, musica elettronica e strumenti a percussione. Rispettivamente con Domenico Guaccero, Daniele Paris, Giorgio Nottoli e Leonida Torrebruno. Successivamente si perfeziona in composizione all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, studiando prima con Goffredo Petrassi e successivamente con Franco Donatoni, diplomandosi nel 1979. Tiene spesso seminari e corsi sulla musica moderna e contemporanea. Attualmente è professore emerito di armonia del Conservatorio di musica di Santa Cecilia di Roma.
Il lavoro musicale
La ricerca timbrica, l’uso dello spazio acustico come parametro strutturale e la preferenza per gli stilemi linguistici molto contrastanti ricorrono, con accenti e graduazioni diverse, in tutte le opere di Franco Sbacco.
Primi anni ’80
Dai primi anni ’80 sperimenta diverse modalità di musica elettronica, a partire dai soli suoni sintetici su nastro magnetico, come nel caso di “Riflessioni”, del 1981, per nastro magnetico quadrifonico. Segiono “Policroinie” del 1985 per nastro magnetico e computer grafico in tempo reale; “Un climax inaudito” del 1986; “Gli anelli del pianeta” e “Spessori e densità variabili…”, ambedue composti nel 1989.
Nel 1984 sperimenta anche il set “live electronic” per mezzo di computer Apple, con il brano in tempo reale “Improvvisazione su un suono elettronico”. Nel 1987 compone “Esercizi per computer”, dedicandoli alla memoria del suo Maestro Domenico Guaccero.
Utilizzo del sistema FLY nelle composizioni
Nel 1988 realizza “Splitting of the time”, utilizzando il sistema FLY, ovvero un programma informatico con hardware progettato da Michelangelo Lupone e Laura Bianchini presso la Società Informatica Musicale di Roma.
Con l’ausilio dell’elettronica realizza anche “Frammenti nel futuro 2” (1978) per voce di baritono, 12 fiati e nastro magnetico; “Variazioni 1” (1980) per pianoforte preparato e nastro magnetico quadrifonico; “Fluido e cristallo” (1987) per pianoforte preparato, nastro magnetico e suoni sintetici generati per mezzo di FLY e altri sistemi di generazione sonora; “Controformati” (1991) per sette strumenti con o senza nastro magnetico.
Gli anni ’90
Dagli anni ’90 Franco Sbacco infittisce la sperimentazione, utilizzando strumenti acustici insieme al live electronics. È del 1990 il brano “Equ-i-nst” per quartetto di sassofoni, live electronics e nastro magnetico. Nel 1993 compone “Colours & Roundness” per ottetto di fiati e live electronics. Particolarmente interessante sarà poi la sua composizione intitolata “Icaro dai labirinti uscito…” del 1997 per coro di voci bianche alterate a nastro magnetico.
La composizione per strumenti acustici
Sbacco non si dedica unicamente alla ricerca musicale per mezzo di strumenti elettronici, bensì sperimenta molto anche nel campo della composizione per soli strumenti acustici. A tal proposito vorrei citare “Diastasi” del 1993 per oboe e chitarra amplificata, “Due studi per pianoforte e percussioni” anch’esso del 1993, “Da un canto di fine Ottocento” del 1997 per orchestra di fiati e percussioni, “Cori battenti” del 2006/07 per quartetto di chitarre classiche, “Iter con-corde” del 2001 per violino solo, “A colomba il sole” del 1993 per coro di voci miste.
Teatro musicale
Franco Sbacco si è anche attivamente dedicato al teatro musicale con l’opera “Sopra e… sotto” atto unico semifantastico, realizzato nel 2003 e portato in scena per la prima volta lo stesso anno al Teatro dei Servi (Roma). Nel 2005 compone “Die Erinnerung… Nullpunkt” per voce recitante, clarinetto, percussioni e suoni sintetici su tracce sonore.
Analisi e guida all’ascolto di Iter con-corde di Franco Sbacco
Il brano oggetto di analisi è stato eseguito da Antonello Bucca, con un violino costruito dal liutaio napoletano Vincenzo Anastasio nell’anno 2000. Quindi anche la fabbricazione dello strumento è pressoché coeva alla composizione di Iter con-corde che è stato composto nel 2001.
Esempio di serie dodecafonica
Il brano si basa su una serie dodecafonica:
LA SOL# Slb REb MI SI SOL RE Mlb SOLb DO FA
Il percorso (l’iter della composizione, appunto) si snoda e si biforca, nella sperimentazione sempre più ampia dei registri grave e acuto del violino, partendo dal LA della seconda corda.
È interessante notare, anche seguendo da qui il pdf dello spartito per violino, che Sbacco utilizza come nota di partenza della serie proprio il LA a 440Hz (frequenza del diapason) quasi a voler sottolineare che la sperimentazione, anche la più estrema e ardita, non può che partire da qualcosa di estremamente conosciuto e consolidato all’interno del linguaggio musicale.
Partitura per violino da cui seguire la composizione
Spartito per violino in pdf Iter con-corde Franco Sbacco
Il percorso attraverso le note della serie sopracitata vuole essere una traccia, un “iter” attraverso un materiale che, nel perseguire gli estremi vuole anche proporre un’idea unitaria.
Esempi di serie dodecafonica nell’analisi del brano
Il cammino propone numerose esperienze sonore: nelle battute 1 e 2 troviamo la prima nota della serie (LA) suonata in maniera polifonica con il suo unisono pizzicato dalla mano sinistra.
Nella misura 5 fa il suo ingresso la seconda nota della serie (SOL#) proprio su un tremolato in sforzato. Il brano prosegue facendo largo uso di bicordi e ritmi terzinati, dove però manca la prima nota della terzina. Ciò contribuisce notevolmente a creare fin da subito nell’ascoltatore una situazione di “instabilità” ritmica che lo porterà a una temporanea situazione di stasi nelle battute 11 e 12, con un Sol naturale seguito da un armonico derivato, che risolve su un tremolato in bicordo con corona.
La terza nota della serie
Dalla battuta 13 inizia un secondo periodo leggermente più veloce, come è chiaramente indicato dall’indicazione agogica che passa da 60 a circa 76 battiti per la semiminima; qui il discorso musicale si articola molto sul ritmo in quanto Sbacco utilizza esclusivamente le due note LA e SOL. Solo nella misura 16 si può ascoltare la terza nota della seria dodecafonica (Slb), nota che ha piena conferma di se stessa solo nella battuta successiva, dove il suddetto Sib viene reiterato all’interno di una terzina e di una quintina di semicrome.
Un’articolazione musicale assai interessante si propone all’ascolto nella misura 18, con dei Sol sforzati e ruvidi presso il ponticello. Proprio queste estremizzazioni sono segni distintivi assai importanti nell’opera di Sbacco dove il compositore richiede anche un “surplus” di espressività.
Quarta nota
Nella misura 25 si anticipa la quarta nota della serie (REb) che viene immediatamente confermato nella successiva misura in vari modi, utilizzando quintine di semicrome, note in forte e tremolanti.
Nella misura 28 e 29 si può riscontrare un complesso “jeté”dell’arco, seguito immediatamente da un Sol vibrato con diversa intensità. Dapprima con un molto vibrato e subito dopo con un vibrato ordinario come da indicazione del compositore, anche qui è consigliato un “eccesso di espressività” nel molto vibrato, proprio per rimarcare la differenza tra le due tecniche.
A cavallo tra le misure 30 e 31 troviamo invece un interessantissimo glissato di armonici che abbraccia registri sovracuti del violino.
Quinta nota
II brano prosegue alternando ritmi piuttosto concitati con rapidi ma udibilissimi glissati fino a trovare la quinta nota della serie dodecafonica situata a cavallo tra le misure 36 e 37. Da qui si prosegue speditamente fino a battuta 41, utilizzando anche la sopracitata nota, sempre con figurazioni ritmiche impiegate fino a questo punto del brano. A misura 41 termina il secondo periodo, con conseguente aumento della velocità proporzionalmente alla concitazione, che viene leggermente stemperata dall’ampio utilizzo di suoni vitrei al ponticello e tremolati di bicordi alternati tra loro fino a misura 47.
Sesta, settima e ottava nota della serie dodecafonica
Dalla misura successiva, invece, Sbacco fa ampio uso di piani sonori in forte e piano, quasi a voler ulteriormente sottolineare gli estremi di cui è intrisa la sua composizione. Tra le misure 52 e 53 fa la sua apparizione la sesta nota della serie (SI) immediatamente seguita dalla settima (SOL) e dall’ ottava (RE). Quest’ultima però è mascherata all’interno di una agile successione di sestine di semicrome tra le misure 54 e 55.
Dal punto di vista delle articolazioni particolarmente interessanti risultano i saltellati (per mezzo dell’arco) alle battute 57 e 59. Anche qui il compositore mette in evidenza la sua ottima conoscenza dello strumento, per il quale ha scritto questo brano.
Dalla misura 60 alla 66 c’è una successione polifonica con bicordi, utilizzando il La come bordone e successivamente il Do, questa volta in modo omoritmico. Il bordone La (nota molto importante con cui comincia la serie dodecafonica) verrà riascoltato alla misura 71, preceduta da ben quattro misure di sestine di semicrome assai virtuosistiche e inpiantate in un registro acuto del violino.
Nona nota
Le sestine di semicrome verranno riproposte in modo “flautato” fino al battere della misura 78 dando a questa zona del brano un’aurea quasi eterea e assai agile. Dopo una piccola successione di note pizzicate e note lunghe non vibrate con il consueto inserimento di tremolati (misure 80-86), si può ascoltare in quest’ultima, il nono suono della serie dodecafonica (Mlb), subito seguito da una interessante e particolarmente ostica successione di pizzicati di armonici alla misura 87.
Decima nota
I pizzicati e le note lunghe vibrate in vario modo si alternano fino all’ultima nota nella misura 95 che coincide con il decimo suono della serie (SOLb).
La terza parte della composizione termina con un bel pizzicato Bartòkiano nella misura 97. Dalla misura 98 alla 108, infatti si può ascoltare un andamento assi più tranquillo dopo il cambiamento di agogica a battuta 98. Questa zona è ricca di note di bordone nel registro grave del violino. Anche qui si mettono molto in risalto gli estremi di registro dello strumento.
Undicesima e dodicesima nota
Dalle misure 109 a 111 invece si inserisce un movimento quasi cadenzato, senza rigore di tempo (come scrive Sbacco nello spartito), per terminare con l’undicesima nota della serie (DO). Da qui parte una lunga serie di suoni tremolati, sfruttando vari registri, ma progredendo con un imponente e inesorabile accelerato che si conclude alla misura 121, perché proprio nella misura successiva cambia nuovamente indicazione metronomica che per mezzo di articolazioni tremolate e balzate, intervallate da un’ulteriore variazione metronomica, a misura 127 porta finalmente alla dodicesima e ultima nota della serie (FA) alla misura 132.
Terza parte di Iter con-corde
La terza parte di Iter con-corde si conclude alla misura 133 con un armonico derivato. L’ultima parte inizia in un registro molto acuto, toccando ben presto gli estremi del violino, per poi tornare in registri “più umani” attraverso un bellissimo glissato di armonici discendenti su bicordo, da eseguirsi in maniera non progressiva, ma con controllati “zig-zag” come è perfettamente intuibile dal segno semiografico che l’autore ha posto tra i vari bicordi, nelle misure 149 e 150. Dalla misura 151 fino alla fine si presenta una coda che riprende tutti gli elementi ritmici del brano e termina con un risoluto accelerato, fino alla fine.
L’ascolto della composizione
In definitiva “Iter con-corde” risulta essere una composizione assai intelligibile anche da un pubblico non particolarmente avvezzo all’ascolto della musica contemporanea, in quanto richiede all’esecutore di mettere in evidenza numerose esperienze sonore, dalle articolazioni Bartòkiane alla sospensione spettrale, agli echi con un retrogusto elettronico, passando per la monodia e per le corde doppie, nonché accordi polifonici.
Particolarmente importanti risultano essere anche la densità e a tratti la ruvidità della materia acustica e infine la necessità da parte dell’esecutore di controllare elementi tanto disparati a cominciare dal vibrato, dai piani dinamici alle articolazioni timbriche.
Tutto questo pone l’esecutore in un perenne stato di ricerca di “tensione equilibrata” che deve essere realizzato in uno stile interpretativo congruente, cioè “concorde”.
A cura di Antonello Bucca