L’Italiana in Algeri illustrazione di Gioacchino Rossini illustrazione di Étienne Carjat
Angelo Anelli (1761 - 1820) autore del libretto de L’Italiana in Algeri
Angelo Anelli (1761 – 1820)

Verso la metà del mese di aprile 1813, Gioachino Rossini si recò a Venezia, dove due mesi prima aveva trionfato col Tancredi, per comporre un’opera buffa per il Teatro di San Benedetto su libretto di Angelo Anelli: L’Italiana in Algeri, ispirato alla leggenda della bella Roxelane, schiava favorita di Solimano II.

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La trama

Mustafà, bey di Algeri, stanco della moglie, Elvira, troppo accondiscendente, incarica Alì, capitano dei corsari, di trovargli una donna italiana, «che dan martello a tanti cicisbei». Sorte vuole che una burrasca causi la deriva di una nave sulla riva algerina; l’italiana Isabella, che andava in cerca del fidanzato, in compagnia del fido Taddeo, è fatta prigioniera, ed è condotta da Alì al palazzo del Bey.
Tra gli schiavi di Mustafà, l’Italiana scova il suo amore, Lindoro, il quale ha appena ricevuto l’ordine di condurre Elvira con sé in Italia, per sposarla, così finalmente il Bey sarà libero da ogni impegno nuziale. Isabella, ricorrendo a tutte le astuzie, di cui una donna è capace, riesce a liberarsi con Taddeo dalle mani di Mustafà, ed impedire il matrimonio. Ella gli fa credere che gli donerà le sue grazie, nominandolo Pappataci. Informatosi presso Lindoro sulla nobiltà del titolo, assai celebre in Italia, che concede il diritto di:

Fra gli amori e le bellezze,
Fra gli scherzi e le carezze,
Dee dormir, mangiare e bere.

Mustafà accetta. Si celebra l’elezione del Bey, mentre Isabella, accompagnata dagli altri italiani, torna in patria, lasciando di stucco Mustafà, al quale non resta che consolarsi con la moglie.
L’argomento non proprio esaltante, i versi zoppicanti non impedirono al Pesarese di trarre delle melodie assai interessanti e coinvolgenti per maestria ed ispirazione. Il Giornale dipartimentale scrisse che il Maestro aveva composto l’opera in soli ventisette giorni; l’Allgemeine zeitung di Zurigo, addirittura, scrisse che il Compositore dichiarò di aver scritto l’opera in soli diciotto!

Musicò l’Italiana in Algeri

Piccola curiosità extra. Ogni volta che sulla Settimana Enigmistica o in altri quiz e cruciverba vi trovate davanti a questa domanda, la risposta esatta è certamente Rossini, proprio perché – come detto qui sopra – lui compose la musica, mentre il libretto dell’opera era a firma di Angelo Anelli.

L’Italiana in Algeri andò in scena il 22 maggio 1813. La parte d’Isabella fu sostenuta dalla celebre Maria Marcolini, per cui Rossini aveva scritto L’equivoco stravagante, Ciro in Babilonia e La pietra del paragone; Mustafà fu interpretato da un’altra celebrità, Filippo Galli. Serafino Gentili (Lindoro) non fu all’altezza dei colleghi, pur disimpegnandosi molto bene; la critica non fu tenera con Paolo Rosich (Taddeo).

L’opera registrò un successo ancor più grande rispetto al Tancredi, poiché la musica fu facilmente compresa e goduta dal pubblico veneziano.

«Quando Rossini scrisse l’Italiana in Algeri – osservò Stendhal – era nel fiore del genio e della giovinezza; non aveva paura di ripetersi, non cercava di scrivere della musica “forte”; viveva in quel piacevole paese di Venezia, il più gaio d’Italia e forse del mondo… Il carattere dei veneziani pretendeva soprattutto, arie piacevoli, più leggere che appassionate. Sono stati ben serviti nell’Italiana: mai un popolo ha goduto di uno spettacolo più consono al suo carattere. Tra tutte le opere precedentemente presentate, sicuramente fu quella che più piacque. Inoltre, quando viaggiai, nel 1817, nella campagna veneziana, scoprii che l’Italiana era rappresentata a Brescia, Verona, Venezia, Vicenza e Treviso».

La stampa locale lodò l’azzeccato disegno del personaggio di Isabella, mentre rilevò come il carattere del Bey, trasformato in Pappataci, rappresentasse un poco il mantenuto dalle ricchezze femminili.
La musica, nata dal genio di Rossini, fu giudicata quale saggio di un vero maestro dell’arte, il quale in soli 27 giorni era riuscito a licenziare un così eccellente lavoro.
Applaudita fu la cavatina di Lindoro (Languir per una bella), il duetto con Mustafà (Se inclinassi a prender moglie), quindi l’aria del Bey (Già d’insolito ardore nel petto), la cavatina d’Isabella (Cruda sorte, amor tiranno), e il duetto con Taddeo (Ai capricci della sorte), quindi il finale dell’atto primo, definito da Stendhal «follia organizzata e completa» (Va sossopra il mio cervello).

Nell’Atto secondo particolarmente applauditi furono: l’aria di Isabella (Per lui che adoro), il Quintetto (Ti presento di mia man), il Terzetto (Pappataci! Che mai sento), che fu bissato.

Maria Marcolini (1780 – 1855)
Maria Marcolini (1780 – 1855)

Particolarmente apprezzate ed acclamate le interpretazioni di Marietta Marcolini (Isabella) e Filippo Galli (Mustafà).

Filippo Galli (1783 - 1853)
Filippo Galli (1783 – 1853)

L’opera rimase in scena sino alla fine del mese di giugno.

Nell’Italiana, Rossini rinnovò profondamente la tradizione cimarosiana, donandole nuova eleganza, nell’evoluzione naturale dall’Equivoco stravagante alla Pietra di paragone. Seppur sia facilmente rintracciabile qualche traccia d’imitazione di se stesso e la ripresentazione di alcuni modelli della Scuola napoletana, l’opera rivelò una vivacità di stile sino allora sconosciuta, un originale trattamento dei pezzi d’insieme, una strumentazione in grado sempre di far emergere anche le più delicate linee melodiche.
L’espressione di una sobria comicità evitò all’Autore di cadere nel pulcinellesco, compiendo frasi squisite per grazia o per sentimento.

Nell’Italiana, all’elemento comico si aggiunse il sentimentale ed il patriottico; mentre il Bey è impegnato nella vestizione del Pappataci, Isabella raduna attorno a sé gl’Italiani, infondendo loro coraggio, e, quindi, rivolta a Lindoro declama:

Pensa alla patria, e intrepido
Il tuo dover adempi:
Vedi per tutta Italia
Rinascer gli esempi
D’ardir e di valor

cui segue una melodia soave e graziosa:

Caro, ti parli in petto
Amor, dovere, onor,

Rossini, in una lettera del 12 giugno 1864, inviata a Filippo Santocanale, scrisse di aver musicato «con ardore questi versi», ed il fervore del Compositore si rovesciò ogni sera sul pubblico plaudente, che richiese spesso la replica.

L’opera si chiude con un finale di fattezze haydniane per poi svilupparsi ed involgersi in un travolgente impeto conclusivo.

L’Italiana in Algeri presto si diffuse in tutto il mondo; e leggenda racconta che P. Stanislao Mattei (il maestro di Rossini) dichiarò – sbagliando clamorosamente!

«Gioachino ha votato il sacco».

Stanislao Matteo (1750 - 1825)
Stanislao Matteo (1750 – 1825)

Egli aveva appena iniziato.


L’Italiana in Algeri: collegamenti utili


Link audio e video

L’Italiana in Algeri, qui il video dell’opera completa

A cura di Alessandro Di Adamo

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27 Marzo 2023
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