Dante e la musica

Dante mostrò una concezione dell’arte dei suoni, una personale “filosofia della musica” legata alla concezione pitagorica dell’armonia delle sfere.

Diverse voci fanno dolci note;
così diversi scanni in nostra vita
rendon dolce armonia tra queste rote1.        

Dante e la musica busto di PitagoraPitagora affermò che la musica fosse all’origine del mondo delle sfere; per Dante è la causa seppur non immediata, poiché la vita proviene dal Principio, da Dio, generatore della vita spirituale e quindi della dimensione fisico – corporea. 

Ricostruendo la piramide del processo vitale: da Dio, primo motore immobile, nascerebbe il moto, che diviene luce, che, a sua volta, genera il suono e quindi la parola, il λόγος.

>> BONUS MUSICA: SIAMO UNA SCUOLA ISCRITTA NEL REGISTRO REGIONALE DEL LAZIO E QUESTO DÀ DIRITTO ALLA DETRAZIONE IRPEF DEL 19%, OLTRE AGLI ALTRI VANTAGGI ESCLUSIVI CHE PUOI TROVARE QUI <<

Solo la vibrazione di Dio permette la generazione delle innumerevoli creature e quindi della vita anche terrena oltreché uranica. La vibrazione, in ultima analisi, plasmerebbe la sostanza fisiologica.

«La Musica trae a sé li spiriti umani, che quasi sono principalmente vapori del cuore, sì che quasi cessano da ogni operazione: sì e l’anima intera, quando l’ode, e la virtù di tutti quasi corre a lo spirito sensibile che riceve lo suono3».

La vita, per il Tosco, fu vibrazione musicale, ma solo nell’ultima Cantica, una visione sensibile della vita spirituale, trionfa quale immensa sinfonia. Quando il Poeta si trova nel Cielo di Saturno, pare che taccia, in verità vibra più intensa, tanto da rimaner celata al Viandante.

«e di’ perché si tace in questa rota
la dolce sinfonia di paradiso,
che giù per l’altre suona sì divota».                               

«Tu hai l’udir mortal sì come il viso»,
rispuose a me; «onde qui non si canta
per quel che Beatrice non ha riso2».

Anche nel Purgatorio, laddove le anime subiscono il processo rigenerativo, al fine di risorgere a vita nuova, spesso la musica funge da farmaco benefico, che scende sulle anime purganti. Solo nell’Inferno, laddove le anime sono eternamente perdute, vi è assoluto assenza di suono e d’armonia.

Dante concepì la poesia come musica. Nel De vulgari eloquentia scrisse:

«si poesim recte consideremus; que nichil aliud est quam fictio rethorica musicaque poita4» (se si considera rettamente che cos’è la poesia; infatti altro non è che invenzione elaborata secondo retorica e musica).

Assai significativo è anche il seguente passo del Convivio:

«O uomini che vedere non potete la sentenza di questa canzone, non la rifiutate però; ma ponete mente la sua bellezza, ch’è grande sé per construzione, la quale si pertiene a li grammatici, sì per l’ordine del sermone, che si pertiene a li rettorici, si per lo numero delle sue parti, che si pertiene a li musici5».

Potremmo dedurre come sia paragonabile la composizione della poesia a quella della musica, laddove le parole sostituiscono le note; ed Egli risulti un abile armonizzatore di vocaboli.

Sempre nel Convivio, scrisse:

«E però sappia ciascuno che nulla cosa per legame musaico armonizzata, si può dalla sua loquela in altra trasmutare, senza rompere tutta sua dolcezza e armonia. E questa è la cagione per che Omero non si mutò di greco in latino, come l’altre scritture che avemo da libro. E questa è la cagione per che li versi del Salterio sono senza dolcezza di musica e d’armonia; ché essi furono transumatati d’ebreo in greco e di greco in latino, e ne la prima transmutazione tutta quella dolcezza venne meno6».

I vocaboli furono considerati delle entità foniche, per cui insostituibili, e ciò non rimase nel puro, e pur, importante esercizio speculativo, ma divenne l’anima artistica e principio creativo forse più profondo dell’arte dantesca, così come considerato da molti esegeti del Tosco.

La musica, dunque, infonde di sé la Commedia, rendendola quasi una massa di metallo attraversata da una corrente elettrica, che la mantiene incandescente, infinitamente duttile, plasmandola, al tempo stesso, nella forma incorruttibile, eternandola. 

Il Poeta si abbandonò quasi all’ispirazione musicale, ancorché a quella poetica, perché potesse sfruttare appieno tutta la potenza suggestiva della ripetizione, per cui per ben sei volte adoperò la medesima proposizione nella descrizione dei cinque spiriti, che figuravano l’occhio dell’aquila celeste.

Colui che luce in mezzo per pupilla,
fu il cantor de lo Spirito Santo,
che l’arca traslatò di villa in villa:

ora conosce il merto del suo canto,
in quanto effetto fu del suo consiglio,
per lo remunerar ch’è altrettanto.                                   

Dei cinque che mi fan cerchio per ciglio,
colui che più al becco mi s’accosta,
la vedovella consolò del figlio:

ora conosce quanto caro costa
non seguir Cristo, per l’esperienza
di questa dolce vita e de l’opposta.                               

E quel che segue in la circunferenza
di che ragiono, per l’arco superno,
morte indugiò per vera penitenza:

ora conosce che ‘l giudicio etterno
non si trasmuta, quando degno preco
fa crastino là giù de l’odierno.                                         

L’altro che segue, con le leggi e meco,
sotto buona intenzion che fé mal frutto,
per cedere al pastor si fece greco:

ora conosce come il mal dedutto
dal suo bene operar non li è nocivo,
avvegna che sia ‘l mondo indi distrutto.                        

E quel che vedi ne l’arco declivo,
Guiglielmo fu, cui quella terra plora
che piagne Carlo e Federigo vivo:

ora conosce come s’innamora
lo ciel del giusto rege, e al sembiante
del suo fulgore il fa vedere ancora.                                

Chi crederebbe giù nel mondo errante,
che Rifeo Troiano in questo tondo
fosse la quinta de le luci sante?                                     

Ora conosce assai di quel che ‘l mondo
veder non può de la divina grazia,
ben che sua vista non discerna il fondo7».     

Sotto la dominazione ritmica, risorge il valore delle sillabe, che sembrano danzare nell’ambito del verso.     

Nel seguente esempio, le parole, più che in funzione logica, sembrano entrare in funzione di suono.   

Nel giallo de la rosa sempiterna,
che si digrada e dilata e redole
odor di lode al sol che sempre verna8

Avendo così stabilito questo carattere fondamentale della Commedia, allora sapremo come leggerla, interpretarla e intenderla. Riusciremo quindi a penetrare lo spirito del Poeta, evocandone la possente magia, metodo e tecnica per la nostra esperienza transumana, così come Dante transumanò alla fine del misterioso viaggio.

NOTE

  • (1) DANTE ALIGHIERI. Paradiso, Canto VI, vv. 124-126
  • (2) op. cit. Canto XXI, vv. 58 – 63      
  • (3) DANTE ALIGHIERI. Convivio II, XIII 23-24
  • (4) DANTE ALIGHIERI. De vulgari eloquentia libro secondo, IV, 2 
  • (5) DANTE ALIGHIERI. Convivio, Trattato I, Capitolo XI
  • (6) op. cit. Trattato I, Capitolo VII
  • (7) DANTE ALIGHIERI. Paradiso. Canto XX, vv. 37-72
  • (8) op. cit. Canto XXX, vv. 124-126

Diversi sono i siti che riportano l’intera Commedia. Noi suggeriremmo il seguente: https://divinacommedia.weebly.com/ completo di interpretazione e presentazione dei personaggi.

Conviviohttps://www.liberliber.it/online/autori/autori-a/dante-alighieri/convivio-g-busnelli-e-g-vandelli/

De vulgari eloquentia, col testo a fronte in lingua italiana http://hostingwin.unitn.it/gozzi/DeVulgari.pdf

Sulla vita di Dante Alighieri: https://www.treccani.it/enciclopedia/dante-alighieri_(Dizionario-Biografico)/

Per una biografia più snella: https://www.treccani.it/enciclopedia/dante_%28Enciclopedia-dei-ragazzi%29/

Consigliamo vivamente la consultazione dell’Enciclopedia dantesca: https://www.treccani.it/enciclopedia/elenco-opere/Enciclopedia_Dantesca

A cura di Alessandro Di Adamo

Altri articoli dello stesso autore in questo sito:

6 Marzo 2023
  • 0
  • 0

Add Comment

Your email address will not be published. Required fields are marked *

Questo sito è protetto da reCAPTCHA, ed è soggetto alla Privacy Policy e ai Termini di utilizzo di Google.

Strumenti musicali in comodato d’uso gratuito!

Guarda ora quali puoi avere: