Arturo Toscanini al Teatro alla Scala nel commento di Ildebrando Pizzetti

Arturo Toscanini fu direttore principale dell’orchestra del Teatro alla Scala di Milano a partire dal 1921 fino al 1929.
Il Maestro Toscanini con la bacchetta
Ildebrando Pizzetti celebrò la sua direzione, rilevando come il pubblico gremisse la sala del Piermarini entusiasta, perché avrebbe assistito a

«spettacoli perfetti, grazie alla direzione del Maestro Toscanini, il più acuto, il più grande musicista interprete del nostro tempo; e si dice del nostro tempo soltanto perché non v’è modo di metterlo a confronto con i più grandi interpreti del passato».

Alla fine di ogni concerto, tanti erano gli spettatori, che si accalcavano presso il suo camerino, per manifestargli entusiasmo e gratitudine,

«e non osando nessuno dire a lui – poiché egli non tollererebbe senza reazione una lode assoluta e diretta – che egli è il più grande direttore – interprete esistente.

Qualcuno azzardava a definire la Scala il primo teatro del mondo, provocando un lieve sorriso sul volto del Maestro, che poi scuotendo la testa commentava:

“Diceva Verdi che al suo tempo v’erano molti teatri ognuno dei quali pretendeva essere il primo del mondo. Ed egli chiedeva: quale sarà il secondo? Anch’io vorrei sapere, ora, qualche sarà il secondo…”

Toscanini con bacchetta

Un vero artista non mira ad arrivare in cima alla classifica, ma egli tenta

«di avvicinarsi a quell’ideale di perfezione che il suo spirito persegue, e che ad ogni volo compiuto per raggiugerlo sempre più si allontana e s’innalza nel cielo. E quanto più si allontana, tanto più diventa bello.

Per conoscere l’esatta dimensione artistica di Toscanini, si dovrebbe poterlo seguire, vedere e osservare durante la preparazione di uno spettacolo, alle prove dei cantanti e dell’orchestra e in palcoscenico.

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Chi assiste a una delle esecuzioni dirette da lui, opere teatrale o sinfonica, e tanto più chi non sia dell’arte e non sia pratico di faccende musicali, ode e sente una cosa tutta bella, mirabilmente fusa e unita, perfetta in ogni sua parte, ma non può sapere e non può dire quanto di quella perfezione sia merito degli esecutori singoli e quanto del loro direttore. Anzi, tanto l’opera eseguita è resa in tutte le sue essenziali caratteristiche espressive, che nella vita che essa vive pare siasi annullata la persona dell’interprete che la dirige.

Voi assistete a una rappresentazione del “Falstaff”, della “Manon Lescaut”, dei “Maestri Cantori”, e veramente vedete e sentite vivere, secondo ne vissero la vita Verdi, Puccini e Wagner».

Toscanini

Eppure il responsabile di tanta Bellezza è Arturo Toscanini, grazie allo «studio infaticabile, alla volontà dritta e inflessibile unita ad un amore ardente, appassionato, inestinguibile e di genio».

La vita del Maestro si svolge in teatro dalle dieci del mattino, «e molte volte ne esce che a mezzanotte passata, quando ogni attività è cessata, e il palcoscenico e le sale da studio e i camerini degli artisti sembra si siano distesi a riposare nella vacuità del silenzio buio».

Egli è il catalizzatore delle energie, «la presenza del suo spirito è dovunque, e par che ognuno, dall’artista che ripassa la sua parte al pianoforte, all’orchestra che accorda gli strumenti e ai macchinisti che fabbricano o sperimentano i loro congegni, par che ognuno senta intorno a sé l’attenzione di lui, benevola ma severa, indulgente agli errori involontari ma intollerante di negligenza o di fiacchezza».

Terminata una prova cogli artisti al pianoforte, passava all’orchestra, quindi dirigeva una prova di coro o di scena, per chiudere la giornata dirigendo una rappresentazione operistica. Eppure il Maestro era celebre nel nutrirsi con «la sobrietà di un asceta. Donde viene al suo spirito e al suo corpo la forza per reggere a tanta e ininterrotta fatica? Egli arde, illumina, riscalda e non si consuma».

Prima d’esser esigente cogl’altri, era esigente con se stesso, incontentabile, perché desideroso di «ottenere di più».
ToscaniniQuando provava, il Maestro non chiedeva – come la maggior parte dei direttori – un maggior crescendo, o diminuendo, più forte o più piano, ma:

“Qui la musica esprime un sentimento di dolore, o di gioia, o d’amore; e qui voglio un’espressione di dolore, gioia o d’amore.
Qui la musica deve essere tutta una carezza, e voglio che tale sia. Qui il personaggio deve gridare la sua passione così da far fremere, deve piangere il suo strazio, così da far piangere. E voglio che questo sia fatto”.

Egli pretendeva che gli esecutori incarnassero lo spirito dell’opera, «tanto da poter dire, come infatti dice: quest’opera mi pare d’averla scritta io stesso».
Arturo Toscanini al Teatro alla Scala nel commento di Ildebrando Pizzetti

Celebri furono le sfuriate, con cui investiva le falangi orchestrali e corali, ma – secondo il Pizzetti –

«egli non può soffrire, non può tollerare che all’esecuzione di un’opera d’arte l’esecutore dia qualcosa di meno di tutto il suo possibile; e meno che meno può tollerare che l’esecutore si anteponga all’autore dell’opera per mettere in rilievo, contro il carattere dell’opera, una sua speciali abilità, una sua singolare bravura, una sua pretesa personalità d’interprete».

Dichiarò il Maestro Toscanini, secondo quanto riporta il Pizzetti:

«Io ho udito citare più volte l’Eroica del direttore d’orchestra X, la Quinta del direttore Y. E mi son sempre chiesto, che cosa direbbero Beethoven e Wagner delle interpretazioni di quei signori, se per esse le opere hanno potuto assumere l’attribuzione di una nuova paternità. Io penso che dinanzi all’Eroica o all’Aida, un interprete debba solamente voler rendere, entrando più possibile nello spirito dell’autore».

Toscanini intese esprimere un altissimo principio di pratica estetica. L’interprete che interviene, modificando i colori indicati, dimostrerebbe di esser privo di alcun corretto senso estetico, oltreché aver poco rispetto per l’arte, poiché farebbe prevalere la sua debole personalità sulla composizione. L’artista sincero non sentirebbe la necessità d’intervenire arbitrariamente; anzi, troverebbe perfetto complemento il suo estro nella giusta calibratura dei segni agogici indicati dal compositore.

«Come tutti i veri artisti, egli, che non affronta l’interpretazione di un’opera teatrale o sinfonica se non dopo averla amorosamente e profondamente studiata, sì da provare il sentimento di averla creata. Non crede potersi mai stimare del tutto sicuro di sé, ma di sé teme, e dubita, e non vorrebbe mai lasciare di scavare e scrutare nell’opera d’arte e in se stesso per riuscire a vedere intero il volto della verità.

Il Maestro al Teatro alla Scala nel commento di Ildebrando Pizzetti

Eccolo a una prova d’orchestra; a un dato punto interrompe, fa ripetere un passo due, tre volte, ne spiega il significato, ma il risultato non è ancora quale egli ha immaginato e si è proposto. E allora smette, e passata la mano destra, che stringe la lunga sottile bacchetta di legno bianco, sotto il braccio sinistro, e poggiato su la mano sinistra il mento, sta un momento in silenzio e par che i suoi occhi cupi, e a tratti lampeggiati, scrutino dentro e in fondo nel suo cuore. E’ un brevissimo dubbio, ché subito egli si riscuote, e par che dica a se stesso: “No, non ho sbagliato, deve essere come avevo pensato”, e riprende la prova, e per mezzo di nuove illuminazioni verbali o con nuovi gesti di quelle sue mani miracolose riesce a ottenere l’effetto propostosi, ma quel dubbio fugare, pur essendo stato fugace, anzi per essere stato che un dubbio senza ragione fondata, è una prova della sua umiltà di fronte all’arte».

Il commento di Ildebrando Pizzetti Pizzetti lodò, in modo particolare, l’immenso lavoro svolto dal Toscanini nell’esecuzioni delle opere verdiane, che erano cadute nelle mani di direttori privi della necessaria preparazione, per affrontare partiture di così largo respiro.

Concluse il suo breve scritto Ildebrando Pizzetti:

«Fra quanti grandi musicisti – interpreti furon degni di esser detti Maestri, nessuno mai fu più degno di tal nome di Arturo Toscanini».


Alcuni collegamenti utili

Il sito della Fondazione Toscanini

Biografia di Arturo Toscanini

Biografia di Ildebrando Pizzetti


Collegamenti audio a opere dirette da Arturo Toscanini

Le Nove Sinfonie di Ludwig Van Beethoven

Arturo Toscanini dirige la Suite tratta da La Pisanelle di Ildebrando Pizzetti

Altri documenti audio

L’Aida di Giuseppe Verdi diretta da Arturo Toscanini

A cura di Alessandro Di Adamo

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3 Aprile 2023
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