
 Bartolomeo Merelli nacque a Bergamo nel 1753, dove frequentò la scuola di Giovanni Simone Mayr, maestro di Gaetano Donizetti.
 Bartolomeo Merelli nacque a Bergamo nel 1753, dove frequentò la scuola di Giovanni Simone Mayr, maestro di Gaetano Donizetti.
Interessato alla poesia, coltivò sia la musica che le lettere, scrivendo per il suo maestro, i drammi Samuele e Alfredo.

Qualche tempo più tardi fu lo stesso Mayr ad indirizzargli il giovane Gaetano, perché gli fornisse delle poesie e, nel contempo, lo aiutasse nello studio della letteratura. I due divennero ben presto molto amici e si riconobbero reciproca stima, tantoché, quando il Musicista fu chiamato, nel 1818, a comporre una nuova opera per il restaurato Teatro di San Luca in Venezia, non esitò a chiamare Bartolomeo, perché gli servisse il libretto.
 L’esito dell’Enrico di Borgogna fu abbastanza felice, così Donizetti fu sollecitato a prestare una seconda opera di carattere allegro. Ed ancora, il Merelli gli fornì La follia di carnovale, che riscosse stavolta il pieno favore da parte del pubblico.
 L’esito dell’Enrico di Borgogna fu abbastanza felice, così Donizetti fu sollecitato a prestare una seconda opera di carattere allegro. Ed ancora, il Merelli gli fornì La follia di carnovale, che riscosse stavolta il pieno favore da parte del pubblico.
Con Zoraida di Granata, andata in scena il 28 gennaio del 1822, si concluse la felice collaborazione tra i due Bergamaschi.
Bartolomeo ritornò in patria, dove il babbo era l’agente della nobile famiglia dei conti Moroni, e ciò gli permetteva di frequentare liberamente il palazzo. Un giorno, mentre girava per le stanze, adocchiò delle belle posate d’argento e le fece sparire nelle sue tasche. Il cattivo gesto fu presto scoperto, ma grazie ai buoni uffici, che intercorrevano tra le due famiglie, non ebbe conseguenze legali, a patto che lasciasse immediatamente Bergamo. Il babbo così lo spedì a Milano, dove Bartolomeo si dovette accontentare di umili lavori, per sbarcare il lunario all’interno di un’agenzia teatrale. Un poco alla volta s’amicò il datore di lavoro, al quale iniziò a suggerire come comportarsi con i non sempre facili artisti. I suoi consigli si rivelarono azzeccati, cosicché dopo un anno era considerato il beniamino di casa.
Il padrone dovette abbandonare l’agenzia, per sopraggiunti limiti d’età, e così chiese a Bartolomeo di rilevare la piccola azienda. Il Merelli accettò e portò immediatamente i suoi artisti a Vienna, forse anche per seguire l’improbabile amore per una ballerina, la quale sembrava fosse in desiderata dal ministro Alberto Montecuccoli Laderchi.
La sagace ballerina, sotto anche l’occulta direzione di Bartolomeo, si rese sempre più brava a promettere, e molto distratta nel mantenere, sicché quando il ministro seppe (chissà da chi) che la giovane era amica di quell’impresario venuto dall’Italia, lo fece chiamare, manifestandogli intera la sua doglia. Il Merelli giurò di conoscere la ballerina fin dalla più tenera età, di lei quindi giurava sul capriccioso carattere; consigliò al politico d’insistere, perché prima o poi la virtuosa giovine avrebbe ceduto al Marte guerriero. La donna capitolò, su ordine del Merelli, che aveva appena firmato il contratto d’Ispettore generale degli Imperiali e regi Teatri con uno stipendio di dodicimila fiorini.
Grazie alla lauta ricompensa, Bartolomeo ebbe facoltà di agire e così assunse la direzione in Parigi, Pietroburgo, Berlino e Londra, dove propose cartelloni, ch’ebbero il piacevolissimo riscontro del pubblico.
Nell’autunno del 1836, assunse l’impresa del Teatro alla Scala, che mantenne fino al novembre del 1864, promuovendo i melodrammi più importanti del suo tempo, che avrebbero scritto la storia della musica. Non risparmiò sulle scritture, componendo dei cast con le maggiori stelle della lirica internazionale, pagandole profumatamente.
 Scrisse Gino Monaldi:
 Scrisse Gino Monaldi:
«Tutto il gran mondo del teatro, quel mondo vario, ardente, fascinatore, che brilla e si consuma al fuoco della ribalta, si agitò attorno a quest’uomo, e ne subì il dominio.
Il lungo periodo di anni in cui il Merelli resse le sorti della Scala, può giustamente ritenersi il più glorioso nel fasti di quel teatro. Egli ebbe infatti la fortuna ed il merito di rivelare al mondo il genio di Giuseppe Verdi accettando di rappresentare alla Scala nell’autunno del 1839, “Oberto conte di San Bonifacio”».
Collegamenti utili su Bartolomeo Merelli
Biografia
Gaetano Donizetti
Gino Monaldi
Libretti e ascolti consigliati
Libretto scritto da Bartolomeo Merelli per Zoraida di Granada
Ascolta l’opera da qui
A cura di Alessandro Di Adamo
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