Part di una batteria

La batteria è uno strumento statunitense, per cui parlare della sua storia è un po’ come parlare del baseball o dell’apple pie (la torta di mele).

Rispetto a gran parte degli strumenti musicali è piuttosto “giovane” (un secolo di vita non è molto rispetto, per esempio, ai 300 anni del pianoforte).

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La storia della batteria non poteva che avere inizio nell’ingarbugliato meltin’ pot americano…

Per anni mi sono chiesto, da batterista, quale sia il segreto della sua origine. D’altronde essendo uno strumento recente, poco o niente è stato scritto in merito. Per questo, navigando su Youtube, mi sono imbattuto diversi anni fa in vari video sponsorizzati da Vic Firth nei quali il batterista Daniel Glass dimostra in una serie di dieci brevi puntate i fondamentali passaggi della storia di tale ingegnoso insieme di percussioni.

Questo breve articolo vuole essere un riassunto con opportuna traduzione di quel materiale, di cui consiglio vivamente la visione a questo link.

Per chiunque gradisca un’introduzione in italiano, vi auguro quindi buon proseguimento di lettura!

Storia della batteria: gli albori

L’origine del Drum Set è legata principalmente al vantaggio economico che comporta, visto che di fatto conviene assoldare un musicista piuttosto che tre! Si può ritrovare nelle feste di paese di metà Ottocento, dove diversi percussionisti adottano la pratica di suonare, seduti, un rullante appoggiato a una sedia. Per le meccaniche bisognerà infatti aspettare almeno 40 anni! E la suonano insieme a una grancassa. Questa pratica viene ribattezzata dalla storia della batteria Double Drumming.

Storia della batteria con rullante poggiato alla sedia

Entro la fine del secolo, il continente nordamericano conosce una rivoluzione gigantesca nel mondo della musica.

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L’avvento del Ragtime

Il Ragtime è molto importante per la storia della batteria, perché qui avviene la prima evoluzione dal rudimentale “arrangiamento” sopra descritto al moderno Drum Set che conosciamo oggi. I batteristi cioè cominciano a usare altri strumenti di fortuna da accostare al rullante, per favorire l’accompagnamento dei ritmi sincopati tipici del genere: campanacci, tom tom cinesi, piatti turchi ecc. Questo agglomerato viene presto conosciuto affettuosamente come Trap Set, in parte perché ricorda un’enorme trappola, in parte perché in realtà Trap è l’abbreviazione di Contraption, aggeggio.

Storia della batteria il Trap Set da Contraption cioè aggeggio

La storia della batteria incontra William F. Ludwig

La vera rivoluzione però la dobbiamo a William F. Ludwig, creatore della popolare marca di batterie ancor oggi famosissima. Il signor Ludwig ha l’idea geniale di trasformare i primi prototipi (mal funzionanti) di pedale per grancassa nel primo vero e proprio Kick Pedal.

Storia della batteria Ludwig trasforma primi prototipi di pedale per grancassaGrazie a questo portentoso miglioramento il mondo della batteria cambia per sempre: i batteristi adesso hanno la mano destra libera! Devono perciò misurarsi con la primissima forma di “coordinazione a quattro arti”, una prerogativa fondamentale della tecnica batteristica odierna.

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La batteria nel primo Novecento, nasce il Jazz

Agli anni ’10 del ‘900 seguono gli anni ’20 e con loro la nascita e l’avvento del Jazz. Se il Ragtime è il nonno della batteria moderna, il Jazz ne è sicuramente il padre. È proprio con questo genere, infatti, che questo sgangherato “aggeggio” diventa il moderno Drum Set.

Storia della batteria e… anatomia di uno strumento

Prima di procedere con la nostra storia della batteria, è necessaria una piccola premessa sullo strumento, per comprendere a fondo il contenuto delle sezioni successive.
La batteria, come la conosciamo oggi, è formata dai seguenti strumenti (ricordo appunto che la batteria, pur essendo uno strumento a sé stante è un insieme di più strumenti).

Di quali pezzi è composta la batteria?

Ecco quindi gli strumenti che la compongono.

Di quali pezzi è composta una batteria

  • Rullante: viene dalla tradizione marcistica e orchestrale europea
  • Grancassa: idem come il rullante
  • Hi Hat (per l’Italia Charleston): un’invenzione americana, di cui parleremo a breve e consiste in un’asta su cui sono montati due piatti combacianti che vengono azionati mediante la pressione su un pedale
  • Tom: di origine cinese, vengono integrati dal leggendario Gene Krupa (vedi capitolo successivo)
  • Crash: piatto dal nome onomatopeico che serve per segnalare l’inizio di una sezione musicale
  • Ride: piatto di origine americana, il cui nome significa letteralmente “cavalcare” e diventa famoso durante il periodo Be Bop proprio perché i batteristi lo utilizzano per portare e improvvisare sul tempo.

Il Jazz e la seconda rivoluzione nella storia della batteria

Il Jazz è un genere che negli anni ’20/’30 letteralmente impazza in America. È musica fresca, originale, coinvolgente, promiscua e invoglia a ballare. Ecco quindi che compaiono le Big Band. Entrare in una sala da ballo in quel periodo è l’esatto equivalente di una discoteca di oggi. La Batteria è sempre stata associata al ballo, e ancor più con lo Swing di inizio secolo.

Per portare il tempo nel Jazz è necessario uno strumento che faccia letteralmente da “Battimani” sul 2 e il 4 delle misure.

Ecco allora nascere il “Low Boy”, il padre del moderno Hi Hat. “Low Boy” significa letteralmente “bambino basso” e viene chiamato così per la sua forma. È praticamente un “Hi Hat”, però in piccolo. Si suona solo con il piede e serve appunto per scandire il 2 e il 4 delle battute.

Nascita del primo Hi Hat moderno

A un certo punto i batteristi cominciano a esigerne una versione che possa essere suonata anche con le mani, ecco quindi che l’asta si allungò e arriva il primo Hi Hat moderno (letteralmente “cappello alto”).

Con questo nuovo marchingegno è possibile sia scandire il tempo con il piede, che suonare la figura ritmica tipica del Jazz con le mani.

Storia della batteria il primo Hi Hat moderno (letteralmente “cappello alto”)

La prima vera celebrità nella storia della Batteria è sicuramente Gene Krupa

Il suo “Jive” trascinante sulle note di “Sing, Sing, Sing” di Benny Goodman gli vale la fama e tutto ciò che essa comporta, inclusa la sponsorizzazione dai marchi più famosi dell’epoca.
Per il suo ingaggio nell’orchestra di Goodman, Krupa chiede alla Slingerland (marca più in voga in quegli anni) una batteria esattamente come la conosciamo oggi. Questo strumento deve avere misure enormi per sostenere il volume di un’intera orchestra Jazz. Ma la vera novità in questo modello sono i Tom accordabili!

Gene Krupa suona con i primi tom accordabili

Differenza tra il Tom della batteria tradizionale e quello richiesto da Krupa

Il tom tradizionale cinese è un tamburo con la pelle inchiodata al fusto. Non è perciò possibile accordarlo. I Tom che richiede Krupa sono muniti invece di anelli (detti “Rims”) montati su supporti con viti, che permettono una regolazione della tensione della pelle. Esattamente la stessa tecnica già impiegata sul rullante.

Il Ride nella storia della batteria… una breve cavalcata nel BeBop

Verso la fine degli anni ’30 lo Swing spopola in Nordamerica. Ma c’è chi invece lo considera una forma di espressione ben più degna ed elevata rispetto alla “semplice” musica da ballo. Si parla cioè di quella schiera di musicisti leggendari che contribuisce alla nascita ed evoluzione del Be Bop.

Per suonare questo tipo di musica veloce, articolata e improvvisata, l’utilizzo esclusivo dell’Hi Hat non basta più. Ecco quindi l’invenzione del Ride, un piatto che produce un suono lungo, cristallino e aperto. Questo favorisce la pulsazione veloce e articolata del portamento del tempo.

Le misure dell’intero set di batteria si rimpiccioliscono notevolmente…

Il Be Bop è un genere principalmente da suonare nei locali, per cui le misure descritte sopra non servono più. L’ulteriore vantaggio è che questi set sono facilmente trasportabili.

Rock Around The Clock!

L’invenzione della chitarra elettrica è l’evento che favorisce l’introduzione di un nuovo genere, il Rock n’ Roll. La batteria si ritrova a competere di nuovo con volumi alti. Ma per un diverso motivo rispetto alle orchestre.

Gli strumenti elettrici come chitarra e basso, una volta amplificati, producono un volume nettamente superiore al nostro musicale fracasso.

Negli anni ’50 non è ancora stata perfezionata la microfonazione della batteria come strumento singolo.

Tornano quindi in auge le misure enormi da orchestra, per sostenere i volumi degli amplificatori.

A Ringo Starr si deve il successo del Matched Grip in America
Un’altra figura fondamentale per la storia della batteria è sicuramente Ringo Starr, a cui si deve, tra le tante cose, il successo del Matched Grip in America.


In una sola notte, durante l’esibizione dei Beatles all’Ed Sullivan Show (uno dei programmi televisivi di maggior successo in questi anni) milioni di giovani (e non) restano folgorati dalla sua performance e dal suo modo “inconsueto” di tenere le bacchette. Per i batteristi americani il Matched Grip è una novità, in quanto sono abituati a utilizzare il Traditional Grip.

Modi di tenere le bacchette della batteria: tutti vogliono suonare come Ringo…

A questo punto è necessario aprire una piccola parentesi sull’impostazione delle mani sulla batteria.

Traditional a sinistra e Matched Grip a destraCi sono principalmente due (in realtà molti di più, ma per brevità…) modi di tenere le bacchette in mano:

  • Traditional Grip, impostazione che viene dai tamburini militari e largamente adottata in America, consiste nel far riposare la bacchetta nella parte molle del pollice della mano sinistra;
  • Matched Grip o impostazione timpanistica, viene dalla tradizione colta, e consiste nel tenere la bacchetta con il pollice e l’indice, con il legno che riposa sotto il palmo della mano.

Epilogo: Give Up The Funk!

Manca ancora un piccolo passaggio per completare questo breve excursus sulla nascita e sulla storia della batteria: l’avvento del Funk. La nascita del genere coincide proprio con il miglioramento della tecnologia per le registrazioni in studio.

Dall’invenzione della registrazione fino a questo momento, le riprese in studio vengono effettuate con un microfono posto al centro della stanza. Già con i Beatles e in generale con il Beat, si ricorre a metodi più sofisticati, cercando di catturare ogni singolo strumento piuttosto che l’insieme.

La batteria e la registrazione multitraccia…

Questo fenomeno viene portato agli estremi con l’introduzione del mixer multipista. Si scopre che ogni elemento della batteria può essere ripreso singolarmente. L’unico problema è che la batteria è troppo rumorosa e deve essere completamente riempita di sordine (ovatta, stracci, cuscini ecc.) per far sì che ogni pezzo venga registrato singolarmente e le frequenze di ogni strumento non interferiscano fra loro (i microfoni del periodo non sono muniti di Noise Gate come oggi…).

Questo inoltre conferisce allo strumento il suono tipico di quello stile, ne potete sentire un esempio ascoltando l’album Mothership Connection dei Parliament.

And The Beat Goes On…

Non si può certo riassumere in questo poche righe la complicata concatenazione di eventi che porta alla nascita ed evoluzione di questo glorioso strumento. Il mio tentativo vuole essere una piccola introduzione per comprendere i capisaldi di tale processo evolutivo e invogliare a una ricerca più approfondita. Nel prossimo articolo vi parlerò del metodo Drumming System.

E qui trovate già i link diretti all’approfondimento sui 4 volumi che compongono il Metodo per Batteria creato da Cristiano Micalizzi:

  1. The Drummer’s Reading (libro Rosso) dedicato alla lettura di base. 28 capitoli in cui sono analizzati i principali concetti di lettura ritmica, divisi per argomento e con esercizi di ricapitolazione alla fine di ogni sezione. 
  2. The Drummer’s Technique (libro Verde) il libro della tecnica. È il libro in cui viene mostrato il fulcro del metodo Drumming System e le sue varie applicazioni, con esercizi di sviluppo, orchestrazione sul set e ricapitolazioni rudimentali.
  3. The Drummer’s Rhythms And Fills (libro Blu) il libro dedicato ai ritmi nei vari generi musicali. Per ogni genere musicale vengono presentati, oltre a un’introduzione specifica, i materiali impiegati e i consigli sull’accordatura, quindi una lista dei ritmi più popolari e caratteristici, a cui fanno seguito esercizi di sviluppo via via più lunghi, fino alla lettura di un intero spartito in stile
  4. The Drummer’s Play Along (libro Arancione) è il volume con le basi “Play Along”.

A cura di Lorenzo Pisilli

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10 Febbraio 2023
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